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Legittima difesa: sì della Camera. Ma 25 deputati M5S non votano. Area: «Riforma pericolosa»

Forza Italia con gli striscioni: Finalmente una cosa di centrodestra

ROMA – E’ passato alla Camera, il disegno di legge sulla legittima difesa. Con 373 voti favorevoli, 104 contrari e 2 astenuti. Al voto sono scoppiati gli applausi dei deputati di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Dal 26 marzo il provvedimento passerà al vaglio del Senato per la terza lettura. Mal di pancia nei 5 Stelle: venticinque deputati di M5s non hanno votato la proposta di legge. E’ quanto risulta dai tabulati del voto. I cronisti hanno potuto osservare che un gruppo di deputati pentastellati è rimasto in Transatlantico entrando in aula solo dopo la proclamazione del voto.

Del resto il capogruppo M5S, Francesco D’Uva, ha poi ammonito: «Che nessuno si metta in testa che con questa legge ci sarà il Far West. Ci sarà sempre un’indagine e spetterà sempre al giudice valutare la legittimità della difesa. Una cosa è certa: è compito delle forze dell’ordine tutelare i cittadini e la loro sicurezza. Con questa legge di sicuro i processi sulla legittima difesa saranno più veloci».

Area, l’associazione delle toghe progressiste, ha reagito così: «La legittima difesa era già prevista e disciplinata in modo equilibrato. I cittadini e la giustizia non avevano bisogno di una simile riforma. Una riforma che complica l’accertamento giudiziario, che comunque resta insostituibile; che apre la strada a pericolose conseguenze pratiche, come l’attuazione di una giustizia privata; che suscita seri dubbi sul piano costituzionale».

Il sgretario di Area, Cristin Ornano, aggiunge: «Modificando l’articolo 52 del codice penale, riconoscendo sempre la sussistenza della proporzionalità fra offesa e difesa, si ritiene proporzionata qualunque difesa, a prescindere da scriminanti come l’adeguatezza delle modalità e dei mezzi con cui essa sia attuata e dai beni giuridici in gioco. Un aspetto, questo, che pone problemi sul piano costituzionale. Si rendono infatti recessivi dei beni come la vita, la salute e l’incolumità personale, che nella scala dei valori
costituzionali sono tutelati in massimo grado, anche quando appartengono ad un soggetto che commette reato, rispetto ad altri, come i beni patrimoniali che, invece, hanno una rilevanza minore. In sostanza -spiega- persone e cose sono poste sullo stesso piano. La nuova legge lancia un pericoloso messaggio: la legittimazione della giustizia privata, della vendetta. Poichè – conclude- lo Stato e gli apparati preposti alla tutela delle persone e dei loro beni abdicano al loro dovere di garantire la sicurezza».



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