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Tav: Salvini ai leghisti inquieti, tranquilli l’opera si farà. Ma i nodi verranno al pettine dopo le europee

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Il ministro dell?interno Matteo Salvini visita il cantiere Tav a Chiomonte, Torino, 1 febbraio 2019. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

MILANO – «State tranquilli, parlano i fatti: i bandi lunedì partiranno, la Tav si farà». Interpretando a modo suo la confusa decisione illustrata da Conte, che permette a ciascuno dei partner una valutazione diversa, Matteo Salvini detta la linea della calma, a parlamentari e sottosegretari leghisti. La mediazione di Giuseppe Conte (soprattutto lessicale, nota qualche esponente della Lega) dà modo a Luigi Di Maio di tenere insieme un Movimento in subbuglio.

Ma i rapporti tra alleati sono ogni giorno più tesi: non solo tra le truppe ma anche tra Salvini e Di Maio, che si sarebbero sentiti per gli auguri di compleanno al ministro dell’Interno, ma non per parlare di Tav.
I nodi verranno tutti al pettine dopo le europee, sottolinea più di un esponente leghista: la vicenda dei bandi Tav rappresenta una cambiale pesante sull”alleanza gialloverde. Salvini è convinto di avere dalla sua l”opinione pubblica, per il Sì alla Tav e rilancia l’idea di far pronunciare il Parlamento o direttamente i cittadini con un referendum. Circola un sondaggio di Swg secondo cui la proposta leghista di Mini-Tav incontrerebbe anche il favore dei Cinque stelle, che sul punto si spaccherebbero con il 35% di Sì e il 34% di No: un grattacapo
per Di Maio. Più in generale, secondo questa rilevazione, i Sì Tav sarebbero tra gli italiani il 58% (75% nella Lega, 21% nel M5s, dove c”è il 21% di No) mentre per il No sarebbe solo il 16%. Nel Nordovest, dove i Sì sarebbero al 66%, il 60% degli interpellati dice che la Tav va fatta anche se non conveniente.
Quanto alle dichiarazioni di giubilo del M5s per quello che definiscono il rinvio di sei mesi dei bandi, in casa Lega l’aggettivo più diffuso è surreale. Per il No ai bandi e lo stop all’opera, notano esponenti di governo, serve una deliberazione del Consiglio dei ministri o del Parlamento: non c’è stato nessuno dei due atti quindi la lettera di Giuseppe Conte serve a tranquillizzare la base M5s in subbuglio ma non
cambia le carte in tavola. Si è giunti – aggiungono – alla mediazione che già nel vertice fiume di mercoledì la Lega aveva proposto: clausola di dissolvenza e possibile ritiro dei bandi.
I prossimi banchi di prova del governo saranno i voti sulla mozione di sfiducia a Danilo Toninelli e sul processo a Salvini sul caso Diciotti. E poi c’è il macigno Autonomia, fondamentale per i governatori del Nord. Sulla Tav Salvini avrebbe dato una sponda a Di Maio (che con lui si è dimostrato di parola sul caso Diciotti). Ma i nodi verranno al pettine. Perché contro il No alla Tav il leader della Lega ha ventilato la crisi di governo e i suoi scommettono che sarebbe pronto a rifarlo, se servirà, dopo le europee. Un esponente di primo piano leghista si spinge oltre parlando di alleanza di fatto morta e sepolta. A quel punto, soprattutto se la Lega sarà primo partito e il M5s terzo, in tanti sono pronti a scommettere che il governo, sotto pressione anche sul fronte dei conti per il rischio di una manovra correttiva, non reggerà.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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