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Alluvioni dell’Arno: un ambizioso piano di protezione civile per prevenirle (ma è una bufala…)

Alluvione Duomo Colori
Piazza del Duomo invasa dall’ acqua dell’Arno il 4 novembre 1966

FIRENZE – «Con la Protezione civile, con il Consorzio di bonifica, con l”assessorato all’ambiente e con la Regione Toscana stiamo realizzando il più ambizioso piano mai fatto negli ultimi 50 anni per prevenire esondazioni non soltanto all’altezza del fiume Arno, ma su tutto il reticolo che interessa il fiume». Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, in occasione della visita del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, per verificare l’avanzamento dei lavori delle casse di espansione dell”Arno, nella zona di Ponte a
Mensola, nel capoluogo toscano.

«Tutti questi interventi – ha aggiunto Nardella – hanno anche un impatto diretto sui cittadini perché proprio qui, nella zona del Mensola, non solo realizzeremo le casse di espansione che sono già in lavorazione, ma contestualmente un parco, il più grande parco di Firenze dopo le Cascine e la zona di Ugnano e Mantignano, certamente la più grande area verde qui nel sud-est della città, 25 ettari. Contestualmente abbiamo trovato le risorse in bilancio – ha concluso – per realizzare anche un parcheggio di servizio per tutto l”abitato di questa zona».

Che dire? Purtroppo si tratta di una politica di annunci assai superficiale e senza fondamenta vere. Finchè si afferma di voler lavorare sul reticolo minore, fatto di affluenti e torrenti che vanno a finire in Arno, si possono apprezzare interventi e parole, ma da qui a dire che siamo vicini a mettere in sicurezza Firenze e due terzi della Toscana dalle alluvioni ce ne corre. Vogliamo dare solo qualche dato? Prima di tutto ricordiamo che Firenze è sotto la minaccia dell’Arno dal 1177, data della prima alluvione storicamente registrata. Da quel momento il fiume ha inondato 180 volte la città, 56 volte devastandola. E diciamo che per evitare alluvioni come quella del 1966 (piuttosto ricorrenti in quasi mille anni) occorre fermare qualcosa come 200 milioni di metri cubi d’acqua. Le casse d’espansione e gli interventi prohgrammati (ma ancora da fare) sulla diga di Levane, possono intervenire solo su alcune decine di milioni di metri cubi d’acqua. Dunque, anche quando questi interventi saranno effettivamente completati, il pericolo alluvioni continuerà a gravare, come grave calamità naturale, sulle due città vetrina, Forenze e Pisa, e su due terzi della Toscana.

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