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Circoncisione in casa: morto bimbo di 5 mesi

BOLOGNA – Aveva cinque mesi: è morto nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove è arrivato venerdì pomeriggio da Scandiano (Reggio Emilia) in condizioni disperate a causa di un intervento di circoncisione fatto in casa dai genitori, di origine ghanese. Gli accertamenti dei carabinieri di Reggio Emilia sono scattati venerdì su segnalazione dell’ospedale di Scandiano. Sul caso la Procura reggiana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

La salma del piccolo è a disposizione della Procura per l’esame autoptico che la pm, Isabella Chiesi, deve ancora fissare. Il bimbo è stato portato venerdì pomeriggio all’ospedale di Scandiano in arresto cardiaco. Secondo quanto finora ricostruito, il neonato era in condizioni disperate dopo aver subito un intervento domestico di circoncisione. Si è reso quindi necessario il trasporto d’urgenza con l’elisoccorso al Sant’Orsola di Bologna dove il piccolo poi è deceduto. Le indagini sono in corso. Solo a dicembre scorso un’altra tragedia, a Monterotondo, alle porte di Roma. Due gemelli sottoposti a circoncisione sempre a casa: uno è morto, mentre l’altro si è salvato.

Per motivi culturali, religiosi o igienici, tra i 4000 ed i 5000 bambini stranieri ogni anno, in Italia, vengono circoncisi. Circa il 35% – percentuale scesa in questi primi tre mesi del 2019 al 25% – subisce la pratica clandestinamente, e spesso non realizzata da medici, con il rischio di infezioni ed emorragie che possono diventare letali. Prima del bimbo di cinque mesi morto oggi a Scandiano (Reggio
Emilia), l’ultimo decesso dovuto a questo rito è avvenuto, come detto, a Monterotondo alle porte di Roma, lo scorso dicembre. La vittima era un bimbo di due anni figlio di nigeriani, circonciso insieme al fratello gemello che è riuscito a sopravvivere in
rianimazione. Nel 2016 morì un bimbo a Torino, altre vittime a Treviso e Bari. Foad Aodi, presidente dell’Associazione Medici di origine straniera in Italia si batte contro le circoncisioni fuori controllo e chiede aiuto al Ministero della Salute.

I dati dei bimbi circoncisi raddoppiano, arrivando a 9.000/10.000 bambini l’anno, se si considerano anche quelli che, pur vivendo in Italia, vengono operati nei paesi d’origine. In alcune regioni come il Lazio ed il Veneto, le famiglie di migranti (per lo più tunisini, egiziani, nigeriani, iracheni, siriani e di tutti i paesi africani e albanesi di origine mussulmana) possono accedere al Servizio sanitario con una spesa che varia dai 250 ai 400 euro. In Toscana invece c’è un regime di convenzione. Costi ancora troppo alti per chi vive in
situazioni di indigenza. Ma c’è anche un altro aspetto che favorisce la clandestinità: nel Lazio, ad esempio, alcune strutture pubbliche sottopongono alla circoncisione soltanto i bambini che hanno compiuto i 4 anni, per altre, come il poliambulatorio di Civitavecchia, devono avere almeno 12 anni soprattutto per questioni legate all’anestesia.

«Ma il 99% dei genitori chiede di poterlo fare quando il bambino ha pochi mesi», spiega Foad Aodi che ha lanciato un appello al Ministero della Salute perchè autorizzi la circoncisione nelle strutture sanitarie pubbliche e private a livello nazionale con prezzi accessibili ed anche per abbassare l’età di accesso alla pratica. Privatamente, i costi raggiungono anche i 2500 euro, con picchi fino a 4000 euro. Ad alimentare il mercato clandestino sono anche i molti irregolari che, ovviamente, non possono rivolgersi a strutture autorizzate. Nei paesi d’origine la circoncisione, che non viene praticata dai medici, costa pochissimo, spesso basta un’offerta.


Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

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