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Sea Watch: finalmente la magistratura indaga su scelte del governo

ROMA – «Ci dà speranza vedere che la legge fa il suo corso, meglio tardi che mai. Ci si trova ora a indagare non sul fatto che la Sea Watch abbia agito bene o meno nel soccorrere vite in mare ma piuttosto se il nostro governo abbia agito bene o meno a decidere deliberatamente di lasciare queste persone a un miglio dalla costa per 7 giorni e tra l’altro proprio nei giorni in cui avanzava l’ipotesi di giudizio sul caso Diciotti». Giorgia Linardi, portavoce per l’Italia della Sea Watch, commenta così la trasmissione ai pm di Siracusa del fascicolo aperto dalla Procura di Roma, al momento contro ignoti, in cui si ipotizza il sequestro di persona sulla vicenda della nave con 47 migranti a bordo, fatti sbarcare il 31 gennaio scorso a Catania dopo 12 giorni in mare. ma che prefigura un altro attacco dei magistrati a Salvini.

«Ci dà speranza che la procura di Roma voglia indagare su scelte ministeriali che hanno fatto sì che fosse impossibile assegnare a queste persone un porto sicuro, pur essendo la nave a distanza di un miglio, persone portate lì da una serie di eventi primo tra tutti il mancato coordinamento di alcune autorità, il rifiuto di altri porti più vicini e le condizioni meteo. In quei giorni parlavamo di quella situazione come di una situazione in cui le persone erano tenute in ostaggio sulla nostra nave. A noi di Sea Watch – ricorda – è stato chiarissimo che era una scelta deliberata, farci stare a un miglio dalla costa dopo che la nave aveva soccorso le persone una settimana prima: 12 giorni in mare, costretti a lasciare le persone al freddo, a farle dormire ammassate in una stanza di 20 metri quadri, in una situazione che a molti ricordava situazioni già vissute di prigionia».

«La magistratura farà il suo corso, non spetta a noi stabilire se si sia trattato o meno di sequestro e perpetrato da chi, ma sicuramente è una situazione anomala che va chiarita, una situazione disumana per cui abbiamo fatto ricorso alla corte europea dei diritti umani. Noi siamo pronti a testimoniare e a fornire tutta l’evidenza necessaria, come peraltro già fatto con le procure di Siracusa e Catania, perché la magistratura possa avere tutti gli elementi necessari a fare le proprie valutazioni».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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