Perugia, concorsopoli: revocati gli arresti domiciliari all’ex assessore Barberini, dimessosi dall’incarico
PERUGIA – Nell”indagine sui presunti concorsi pilotati da esponenti del Pd all”ospedale di Perugia torna libero l”ex assessore alla Sanità della Regione Umbria, Luca Barberini. Il gip ha infatti revocato per lui gli arresti domiciliari dopo l’interrogatorio di garanzia (è stato l’unico dei principali indagati a rispondere) ma ha sottolineato che
rimane inalterato il grave quadro indiziario a suo carico. Parlando, anzi, di una ricostruzione alternativa poco
persuasiva in relazione una conversazione al centro del fascicolo, relativa alla procedura per l”assunzione di
infermieri.
Il commento di Barberini: «Oggi ho avuto modo di chiarire la mia posizione e sono certo che verrà presto accertata la mia totale estraneità ai fatti. Mi preme ribadire ai cittadini – ha aggiunto – che la sanità umbra funziona bene e continuerà a funzionare bene, vanta strutture e professionisti di grande qualità ed è riconosciuta come riferimento in Italia per la qualità e l’efficienza dei servizi».
Nell’interrogatorio di garanzia l’ex assessore ha cercato di spiegare una telefonata intercettata, l’unica secondo il suo
difensore, l’avvocato David Brunelli, sostenendo che non si sarebbe fatto riferimento a un concorso per infermieri, come ritiene l’accusa, ma al tema della stabilizzazione del personale sanitario.
Una versione che però non ha convinto il gip per il quale «il giorno dopo, in due diverse conversazioni, l’interlocutore
Maurizio Valorosi (già direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera – ndr) rende un’interpretazione autentica di quella conversazione chiarendo, senza ombra di dubbio, che Barberini aveva mostrato interesse per la procedura di selezione del personale infermieristico.
Nell’ordinanza si sostiene quindi che le dichiarazioni «non sono idonee a modificare il quadro indiziario, in quanto non riescono a dare una lettura alternativa rispetto a quella prospettata nell’ordinanza di custodia cautelare, evidenziando i numerosi e chiari dialoghi tra Valorosi e l’ex direttore generale Emilio Duca nei quali compaiono ripetuti riferimenti all’interesse del Barberini per alcuni dei candidati delle diverse procedure in considerazione e si fa riferimento alla consegna delle tracce».
Secondo il giudice, comunque, le dimissioni di Barberini da assessore sono circostanza idonea a mutare il quadro cautelare in quanto rendono assai più difficile se non improbabile la ripetizione dei medesimi delitti nell’ambito del settore sanitario. Di qui la decisione di rimetterlo in libertà.
Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere su consiglio dei suoi difensori, gli avvocati Brunelli e Alessandro
Diddi, l’ex segretario umbro del Pd Gianpiero Bocci, anche lui ai domiciliari. «Abbiamo dovuto amaramente constatare – hanno sostenuto i legali – che l’autorità giudiziaria ha contestato gravi reati, nonostante non è stato captato alcun intervento diretto del nostro assistito a condizionare il risultato dei concorsi pubblici e neanche un solo contatto con alcuno degli altri protagonisti delle vicende. Certi della sua assoluta estraneità ai fatti abbiamo deciso di riservare al tribunale del riesame le difese. Siamo convinti – hanno sottolineato gli avvocati Brunelli e Diddi – che la Procura, qualora avesse convocato Bocci prima della richiesta di misura cautelare per fargli spiegare talune
circostanze dirimenti, avrebbe avuto una visione diversa dell’accaduto, che, peraltro, già un’attenta lettura degli atti
avrebbe consentito di far emergere. In tal modo si sarebbe evitato il gravissimo danno d’immagine e il dolore a tutta la famiglia che questa vicenda ha inevitabilmente arrecato».