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Via crucis: meditazioni di Bergoglio fondate sul calvario dei migranti. Preparate da suor Virginia Bonetti

ROMA – «Troppi sono oggi i calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali». Sono dirette e forti, come un pugno nello stomaco, le meditazioni per la Via Crucis del Papa di questa sera al Colosseo scritte da suor Eugenia Bonetti, religiosa impegnata da una vita nell’aiuto alle vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale.

«Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi», dice a proposito dei drammi dei migranti. E di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. «Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere – denuncia suor Bonetti -, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi esodi! Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d’acqua».

La preghiera levata al cielo, la sera del Venerdì Santo, è che «possa la morte del tuo figlio Gesù donare ai Capi delle Nazioni e ai responsabili delle legislazioni la consapevolezza del loro ruolo a difesa di ogni persona creata a tua immagine e somiglianza». L’autrice delle meditazioni fa ripercorrere la via dolorosa insieme a tutti i poveri, agli esclusi dalla società e ai nuovi crocifissi della storia di oggi, vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell’egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall’indifferenza. «Ti preghiamo per coloro che ricoprono ruoli di responsabilità, perché ascoltino il grido dei poveri che sale a te da ogni parte del globo, invitando a incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi, vi include i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite. Accampamenti senza sicurezza, che vengono bruciati e rasi al suolo insieme ai sogni e alle speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati».

Sulla tragedia della tratta, suor Bonetti chiede «pietà delle tante, troppe mamme che hanno lasciato partire le loro giovani figlie verso l’Europa nella speranza di aiutare le loro famiglie in povertà estrema, mentre hanno trovato umiliazioni, disprezzo e a volte anche la morte. Ricorda bambini e bambine sfruttati nelle miniere, nei campi, nella pesca, venduti e comperati da trafficanti di carne umana, per trapianti di organi, nonché usati e sfruttati sulle nostre strade da molti, cristiani compresi, che hanno perso il senso della propria e altrui sacralità: creature usate come merce di poco valore, vendute e comperate a piacimento”, anche da chi ha figlie di quell’età. E se la tratta va denunciata come “crimine contro l’umanità, tutti noi, specialmente i cristiani, dobbiamo crescere nella consapevolezza che tutti siamo responsabili del problema».

Inoltre, «il povero, lo straniero, il diverso non deve essere visto come un nemico da respingere o da combattere ma, piuttosto, come un fratello o una sorella da accogliere e da aiutare. Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate. L’invito è quindi a farci promotori di cammini arditi e nuovi di accoglienza del diverso. Si ripetono, nei testi della Via Crucis i racconti e gli appelli sulle tante ragazze, costrette sulle strade da gruppi di trafficanti di schiavi. Quanti si fanno ricchi divorando la carne e il sangue dei poveri!, punta il dito la religiosa, per cui tutto è acquistabile, compreso il corpo dei minorenni. Ma suor Bonetti non manca di spezzare una lancia a favore di volontari e Ong: «Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù».

Mediterranea e Nave Jonio, Casarini e Fratoianni, Sea Watch, Aquarius, medici senza Frontiere, tutti quanti operano per traghettare e portare i migranti sulle coste italiane saranno ancor più incoraggiati a compiere le loro imprese nei confronti dell’Italia e dell’Europa, e noi a subire una nuova invasione.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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