Strage Sri Lanka: 300 vittime. Morti anche 3 dei 4 figli del patron di Asos. Trovate nuove bombe
COLOMBO – Ora, nello Sri Lanka, è caccia ai membri del gruppo jihadista srilankese National Thowheed Jamath per la strage di Pasqua a Colombo. L’attacco dei kamikaze anche grazie a una rete internazionale. Circa 300 le vittime. Tra gli stranieri anche 3 dei 4 figli del patron danese di Asos. Lo conferma il Guardian: tre dei quattro figli del patron danese di Asossono rimasti uccisi. Nei giorni prima degli attacchi Alma, uno dei bambini del miliardario Anders Holch Povlsen, aveva postato su Instagram una foto dei suoi fratelli nella piscina di un albergo. E nuova esplosione in un furgone vicino a una chiesa mentre gli artificieri disinnescavano l’ordigno. Ferito in modo lieve l’inviato di Repubblica Raimondo Bultrini. Trovati 87 detonatori vicino alla principale stazione di autobus della città. ‘Il terrorismo islamico resta una minaccia per gli Stati Uniti e per Sri Lanka’, dice il segretario di Stato Usa Pompeo. «Tutti condannino questi atti disumani», ha detto il Papa. Salvini avverte che anche in Italia ci sono migliaia di punti che potrebbero essere a rischio.
Nuova esplosione in un furgone vicino ad una chiesa a Colombo, capitale dello Sri Lanka, mentre gli artificieri stavano disinnescando l’ordigno. Il giornalista di Repubblica Raimondo Bultrini è stato lievemente ferito da una scheggia dopo l’esplosione. Ne dà notizia lo stesso quotidiano sul suo sito. Inoltre la polizia ha trovato 87 detonatori vicino la principale stazione di autobus di Colombo.
Erano sette gli attentatori kamikaze che nel giorno di Pasqua hanno compiuto la strage in Sri Lanka. C’è un gruppo jihadista locale dietro i sanguinari attacchi ma sono stati sferrati con l’aiuto di una rete internazionale, sostiene il sottosegretario al governo Rajitha Senaratne. Sono 24 al momento le persone sospette arrestate.
I sostenitori dell’Isis celebrano la strage, convinti che gli attacchi contro chiese e hotel dello Stato insulare rappresentino una vendetta per la carneficina del mese scorso in due moschee di Christchurch (Nuova Zelanda) in cui morirono 50 persone. Gli attentati di ieri non sono stati ancora rivendicati, ma secondo Rita Katz – direttrice del Site (il sito che monitora le attività dei jihadisti online) – “dilagano i post” sulle esplosioni sui canali media affiliati all’Isis, in cui vengono anche pubblicate preghiere affinche’ “Allah accolga” gli attentatori.