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Magistrati contro la separazione delle carriere. Non accettano alcuna riforma

ROMA – Altera gli equilibri costituzionali la separazione delle carriere in magistratura e incide su principi cardini del nostro ordinamento: «l’obbligatorietà dell’azione penale e l’uguaglianza effettiva dei cittadini di fronte alla legge». Al
suo primo incontro con il capo dello Stato, la nuova giunta dell’Associazione nazionale magistrati guidata da Pasquale Grasso, ha espresso tutta la sua preoccupazione per una riforma da sempre avversata dalla maggioranza delle toghe e che ora potrebbe arrivare al traguardo. Sì perchè la legge diiniziativa popolare promossa dall’Unione delle Camere penali e assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, è sostenuta da un intergruppo di 50 parlamentari rappresentativi di tutto lo schieramento politico; un organismo nato per imprimere un’accelerazione all’iter della riforma e a cui hanno aderito anche parlamentari della maggioranza di governo e
soprattutto della Lega. Motivo di allarme in più per i magistrati a cui non è certo sfuggita l’evocazione della
separazione delle carriere da parte del vicepremier Matteo Salvini, che ha sollecitato il Guardasigilli Bonafede –
nettamente contrario invece a questo intervento- a portare presto in Consiglio dei ministri la riforma della giustizia.
Non è un caso che l”Anm abbia scelto di manifestare i suoitimori al capo dello Stato, visto che lui è anche il presidente del Consiglio superiore della magistratura. Perchè la riforma oltre a separare le carriere di giudici e pm, incidendo così sulla posizione ordinamentale del pubblico ministero- che le toghe temono possa essere poi sottoposto al potere esecutivo- prevede la creazione di un doppio Csm, diverso per chi giudica e per chi fa le indagini. Ma a Sergio Mattarella il sindacato delle toghe ha anche voluto chiarire che la sua non è una chiusura corporativa a qualunque intervento riformatore, come quello che si prepara sul processo penale e civile e a cui giudici e avvocati hanno dato il loro contributo nei tavoli di confronto convocati al ministero della Giustizia da Bonafede. E dunque ha confermato «la volontà di proseguire nel percorso di leale collaborazione con l’avvocatura e con gli altri operatori
della giustizia e di fornire il massimo contributo alla nuova stagione di riforme in corso». In sostanza sì alle riforme purché non tocchino i privilegi della magistratura, che vuole continuare a dettare legge e a fare il bello e cattivo tempo, condizionando anche la politica.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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