Il pasticcio direttiva Bolkestein, ormai non c’è modo per rimediare in Europa
Da tempo si discute in Italia sul modo di superare la direttiva europea Bolkestein, contestatissima soprattutto dal settore dei balneari. proprio per questo, in vista delle Europee, il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha voluto rassicurare gli appartenenti a una categoria che si sente sacrificata e non difesa adeguatamente non soltanto a livello europeo, ma anche a livello politico nazionale e regionale.
Tajani proprio per questo ha sottolineato che sulla Bolkestein «molti pasticci sono stati fatti in casa italiana. Se i
precedenti governi avessero fatto quello che hanno fatto gli spagnoli e i portoghesi forse si sarebbe evitato il caos che
c”è. E il rischio delle aste si sarebbe allontanato quasi del tutto». Tajani ha aggiunto che «sarà difficile rivedere la Bolkestein nel suo impianto di Bruxelles, però l’Italia può trattare e ottenere buoni risultati con la prossima Commissione europea. Dobbiamo difendere piccoli e medi imprenditori che hanno investito – ha proseguito -. È vero che hanno costruito la loro azienda sulle zone in concessione, ma è anche vero che ciò che hanno costruito è frutto di loro sacrifici e non possiamo abbandonare questi imprenditori che poi danno lavoro a tanti».
La questione è stata sottoposta anche alla giustizia amministrativa italiana, e alcuni Tar hanno sollevato una questione pregiudiziale alla Corte Ue sulla legge italiana che ha previsto la proroga automatica e generalizzata della durata delle concessioni sino al 31 dicembre 2020. La Corte non si è ancora pronunciata, ma nel dibattimento è emersa chiaramente la posizione dell’Avvocato generale Ue Maciej Szpunar secondo il quale la direttiva europea ‘Bolkestein’ «impedisce alla normativa nazionale di prorogare in modo automatico la data di scadenza delle concessioni per lo sfruttamento economico del demanio pubblico marittimo e lacustre».
Anche tenendo conto di questo, l’Unione Europea sembra intenzionata a procedere contro l’Italia per infrazione alla direttiva, la cui applicazione è stata rinviata dai vari governi che, di proroga in proroga, hanno consentito che gli stabilimenti balneari italiani restassero fuori dall’applicazione della direttiva. Il Governo del Cambiamento da ultimo ha stabilito una proroga di ben 15 anni e la Commissione ha annunciato perciò l’avvio di una procedura di infrazione per la proroga citata, inserita nella legge di bilancio di dicembre. La direttiva imponeva infatti agli Stati membri la liberalizzazione dei servizi nel mercato interno dell’Unione. Entro maggio 2017 gli Stati membri avrebbero dovuto rimettere a bando le concessioni rilasciate negli anni dagli enti locali, dando la possibilità di aprire un’attività commerciale su area pubblica a tutti i cittadini europei, senza limite di nazionalità, in un qualunque Paese dell’area Ue. Cosa che non è avvenuta, ma non soltanto in Italia.