L’Inps spiega, con un messaggio pubblicato sul sito, i tagli alle pensioni, a partire dal mese di giugno
Con la rata in pagamento il prossimo mese l’Inps darà piena attuazione ad una serie di misure che erano state inserite nella Legge di Bilancio ma che poi non sono scattate immediatamente, anche a causa dell’approvazione del provvedimento a ridosso della fine dell’anno, ma soprattutto per spostarle a dopo le elezioni europee. L’Inps, per questo, ha pubblicato un messaggio sul suo sito, per spiegare come vengono applicati i tagli alle pensioni “normali” per il conguaglio della perequazione, e alle pensioni più alte per la riduzione sancita dal governo gialloverde. si prevedono migliaia di ricorsi.
La prima novità, che coinvolge un numero maggiore di trattamenti (circa 5,6 milioni) è quella relativa alla perequazione, l’adeguamento delle pensioni al costo della vita. L’istituto ha effettuato il ricalcolo e con la rata di aprile ha iniziato a liquidare le pensioni definitive, con piccole decurtazioni che per tutti coloro che percepiscono più di 1.520 euro lordi al mese (tre volte il trattamento minimo Inps, circa 1.200 netti).
A giugno vengono trattenuti gli importi in più corrisposti tra gennaio e marzo. Per la maggior parte degli interessati si tratta di somme molto basse, mentre per trattamenti di importo più elevato la differenza è significativa, a seguito dell’operazione «dagli ai ricchi» (presunti tali) del M5S, promossa già da Boeri e confermata da Tridico.
L’operazione perequazione porterà risparmi per lo Stato, un totale di 253 milioni quest’anno destinati a crescere a 742 il prossimo e poi a oltre 1,2 miliardi nel 2021. Il solo recupero degli arretrati ha un valore di circa 100 milioni, secondo calcoli fatti dai sindacati dei pensionati che criticanoi l’operato del governo. «Lo avevamo denunciato da tempo e ora abbiamo la certezza: il governo beffa ancora milioni di pensionati riprendendosi i soldi che hanno avuto in più di rivalutazione nei mesi di gennaio, febbraio e marzo per un totale di 100 milioni di euro» ha osservato il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, aggiungendo che «ovviamente il tutto avverrà subito dopo le elezioni europee». «Il governo fa di nuovo cassa con i soldi dei pensionati, riprendendosi quanto dato loro con la rivalutazione delle pensioni dei primi tre mesi del 2019» ha sottolineato il segretario generale della Fnp Cisl, Gigi Bonfanti.
Ancora più elevati, addirittura una falcidia, i tagli per le pensioni alte, previsti per cinque anni, in proporzione all’assegno percepito. Con il Messaggio numero 1926 del 20-05-2019 l’Inps spiega come sono stati effettuati i tagli alle pensioni d’oro, con effetti dalla mensilità di pensione di giugno 2019, previsti dall’art. 1, commi da 261 a 268, della legge n. 145/2018 (Legge di Stabilità 2019). Nel cedolino di giugno, a parziale consolazione dei pensionati d’oro taglieggiati, l’Istituto graziosamente elenca in dettaglio come viene calcolata la riduzione:(vedi sotto un esempio), che comporta, nel caso di specie, una riduzione mensile di quasi 2.000 euro:
La riduzione, voluta fortemente dal M5S, inizia dal 15% per la quota di assegni tra 100.000 e 130 mila euro fino ad arrivare al 40% per la quota eccedente oltre i 500 mila euro. Più nel dettaglio gli importi saranno ridotti del 15% per la quota di importo da 100.000 a 130.000 euro; del 25% per la quota di importo da 130.000 a 200.000 euro; del 30% per la quota di importo da 200.000 a 350.000 euro; del 35% per la quota di importo da 350.000 a 500.000 euro; del 40% per la quota di importo eccedente i 500.000 euro. Ai fini dell’individuazione dell’importo pensionistico complessivo superiore a 100.000 euro rilevano gli importi lordi su base annua di tutti i trattamenti pensionistici diretti a prescindere dal sistema di calcolo adottato per la liquidazione degli stessi. Non sono considerate le pensioni di invalidità e quelle riconosciute a vittime del dovere. Escluse anche le pensioni che risultano dall’opzione per il cumulo.
Il taglio quindi parte effettivamente da giugno, sulle pensioni alte che a loro volta erano state adeguate all’inflazione da aprile. Ora è stata calcolata l’effettiva riduzione mensile, che si applicherà sulla prossima rata. Il conguaglio per il periodo gennaio-maggio sarà trattenuto in tre rate, dunque fino al mese di agosto. Il ricalcolo comporta anche la nuova definizione degli importi netti, una volta applicata l’Irpef: l’effetto negativo viene attenuato rispetto alla decurtazione lorda, perché una parte viene assorbita dal minor prelievo fiscale.
Per quanto riguarda il bilancio pubblico, l’effetto dell’intervento sui trattamenti alti è molto più limitato. Quelli coinvolti infatti sono appena 24 mila (di cui solo 23 superano il mezzo milione di euro l’anno). In termini netti, il beneficio per lo Stato è calcolato intorno agli 80 milioni di euro l’anno. Soldi che il vicepresidente del Consiglio avrebbe voluto destinare al sostengo dei trattamenti più bassi, ma che in realtà non hanno una specifica destinazione. Altra anomalia che dovrà essere valutata dalla Consulta.
Mario
Tutto sacrosanto e sottoscrivibile. Ho poca fiducia nella Corte perchè provvederanno a metterci “loro” elementi prima del giudizio (come forse fatto dai governi precedenti, staremo a vedere. Vorrei solo rammentare, in più, che se io fossi un “cittadino scorretto” che per qualsiasi reato dovessi subire una trattenuta sui miei emolumenti (stipendi o pensioni), questa potrebbe essere al massimo del 20% – la famosa riduzione del quinto per riparare a debiti “illecitamente” contratti. Ebbene signori, oggi lo Stato toglierà anche il 40% a persone oneste che hanno solo lavorato e pagato i giusti contributi richiesti dalle forme di previdenza. Qui qualcuno sta creando illeciti arricchimenti delle casse INPS derubando cittadini onesti. Ci sono dei ladri, chi sono?