Minibot: no di Tria. Ma Salvini e Di Maio insistono. E’ scontro nel governo
ROMA – E’ guerra nel governo per i minibot: il ministro Tria non li vuole, i vice premier, Salvini e Di Maio, li difendono. «Questa è una cosa che sta nel loro programma: il ministero dell’Economia ha girato un parere negativo», afferma Tria, a margine del G20 finanziario di Fukuoka, condividendo il giudizio del presidente della Bce, Mario Draghi. Il ministro aggiunge: «Penso che in un’interpretazione, quella del debito, non servono. Nell’altra (valuta alternativa, ndr), ovviamente, si fanno i trattati e quindi non possono essere fatti».
TRIA – Il confronto con le autorità europee sui conti pubblici, è sempre Tria che parla, sta«andando bene, nel senso che aspettiamo che si pronuncino secondo le procedure: il Comitato economico-finanziario e poi si dovrebbe aprire un dialogo con la commissione Ue. Chiariremo ciò che abbiamo già detto, i nostri programmi, e porteremo le prove di un miglioramento del deficit dell’anno e i miglioramenti per l’anno prossimo. Nessun cambio a reddito di cittadinanza e quota 100: non è mai stato detto. Secondo il nostro primo monitoraggio, le nostre stime, il costo sarà minore di quello preventivato. Le spese allocate per queste due misure sono in eccesso rispetto a quanto sarà realizzato. Quindi, diciamo che ci sarà un risparmio. Nessun diritto acquisito soggettivo degli italiani rispetto a queste due misure verrà meno».
DI MAIO – «Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot – replica Di Maio – il Mef ne trovi un altro. Ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli. Ripeto, una parola: soluzioni!. Questa storia dei minibot sta diventando paradossale. Se c’è una proposta per accelerare il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione si discuta. Ci sono migliaia di aziende che aspettano ancora di essere pagate dallo Stato e non è accettabile. Anche perché, quando è un privato a non onorare i pagamenti, poi ne fa le spese, quindi non vedo perché lo Stato se ne debba approfittare. Il Mef dice che sono inutili e che è sufficiente pagare le imprese, allora lo faccia. O che studi un piano per iniziarlo a fare! Perché qui stanno sempre tutti zitti, fermi, immobili, poi appena qualcuno propone qualcosa si svegliano e dicono ‘ah, no, non si può fare».
SALVINI – Ovviamente sulla stessa lunghezza d’onda Matteo Salvini, che difende il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti: «Sullo strumento dei minibot si può discutere, è una proposta, ma il fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati e di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti di imprese e famiglie (debiti risalenti a governi e anni precedenti) deve essere chiaro a tutti, in primis al ministro dell’economia. È una questione di giustizia».
BOCCIA – «Dobbiamo distinguere gli strumenti della finanza dai fondamentali del Paese. I minibot sono uno strumento e stiamo dicendo da tempo che non è opportuno incrementare il debito pubblico italiano, vista la sua entità». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine del convegno dei Giovani imprenditori, ribadisce la posizione degli industriali sul ricorso ai minibot. E insiste sulla necessità di «affrontare tre cose fondamentalmente nel Paese: incrementare la crescita e ridurre il debito e il deficit. Individuare strumenti per finanziare il debito è un’opzione teorica interessante, ma non incide nei fondamentali».
GIORGETTI – «I minibot non sono né l’anticamera dell’uscita dall’Europa né dall’euro – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, dal convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria -. E’ semplicemente un tentativo di risolvere un problema, il debito della Pubblica amministrazione, che non abbiamo creato noi. Al Monopoli giocavo anche io da piccolo – ha poi detto Giorgetti tornando sul paragone minibot-soldi del Monopoli -: si gioca minimo in due e fino a sei, ho studiato bene le regole, e se dai fiducia alla moneta, questa acquista valore. E’ evidente che si tratta di proposte che devono essere condivise. Non è una proposta imprudente, ma da discutere. Se poi qualcuno ha interesse ad enfatizzare, e non è Draghi, per far alzare lo spread…».