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Riforma del Csm, una proposta per frenare il potere delle correnti

Fra le tante soluzioni che vengono prospettate in questi giorni, nel silenzio assordante del Presidente, Sergio Mattarella, per porre rimedio, nel sistema giustizia e nel Csm, allo scandalo emerso dal comportamento di alcuni magistrati, proponiamo un interessante articolo di Caterina Mazzitelli, pubblicato sul periodico online Interris. Con una critica alla politicizzazione e alle correnti ormai imperanti per la distribuzione degli incarichi, in collegamento con la politica.

«Allo stato, il sistema correntizio è presente in tutte le istituzioni e indirettamente permea il servizio. La politicizzazione assorbita attraverso questo sistema è profonda nell’ambito dell’organizzazione dell’attività giurisdizionale. Esistono gli stessi orientamenti politici, che si registrano nel Paese. Devono essere evitate vicinanze ad organizzazioni esterne. Le battaglie per la garanzia dei diritti fondamentali della persona sono pienamente legittime, a condizione che vi sia distanza dalle formazioni politiche, portatrici di interessi particolari. Inevitabilmente tutto ciò può determinare un’influenza sul servizio. La vicenda che riguarda il Csm e tanto clamore suscita, è solo un indice di un sistema complessivo e come tale va considerata.

Isolare il fenomeno vuol dire non sdradicare le correnti, di struttura similare a quella partitica. Ai vertici si realizzano tensioni politiche: le sostituzioni dei consiglieri determinano cambiamenti inevitabili negli equilibri e negli assetti politici.Ecco la vera ragione di chi chiede lo scioglimento del Consiglio. Una sola finalità emerge: assicurare equilibri, altrimenti compromessi dalle vicende di questi giorni e dalle inevitabili sostituzioni.

Con il rinvio ad elezioni suppletive il sistema si perpetuerà e non cambierà, se non in minima parte, ma è essenziale consentire la prosecuzione delle attività ordinarie. Provvedimenti immediati da assumere: scindere i legami esistenti tra gli attuali componenti, laici e togati, e, rispettivamente, i partiti e le correnti di provenienza.Questa misura finora non è stata presa in considerazione. Altra proposta sarebbe determinante: la rotazione, tra i magistrati presenti nell’ufficio, nel gestire periodicamente la dirigenza dell’ufficio. Assicurerebbe molto, ovverossia l’imparzialità e imprevedibilità della decisione giudiziaria, e, nel contempo, debellerebbe o colpirebbe al cuore il potere correntizio.

E’ necessario anche un immediato intervento normativo, circa le modalità elettorali del Csm. Al riguardo devono essere risolte le problematiche di compatibilità con il disposto costituzionale. Da più parti si auspica il sistema del sorteggio. La proposta può essere temperata, tramite l’indicazione di requisiti predeterminati, di natura obiettiva, basati sull’attività svolta dai singoli, con esclusione a priori di interferenze politiche. Si richiedono atti di volontà del Consiglio attuale e un intervento riformatore normativo, ispirato ad assicurare la terzietà del potere giudiziario, con esclusione , in via assoluta, degli interessi delle aggregazioni politiche.

Gli unici, davvero in grado di formulare proposte e di dare pareri sono i magistrati italiani. La base va interpellata in modo diretto, senza passaggi intermedi. I singoli magistrati sono in grado di aiutare il Paese, ma devono essere presi in considerazione. Di fatto questo non è mai avvenuto. Il pubblico non conosce le loro problematiche e le esigenze del servizio, se non in minima parte, attraverso i comunicati degli organi rappresentativi, istituzionali e sindacali.»

In realtà la stragrande maggioranza dei magistrati lavora con serietà e competenza e gestisce, con le difficoltà note, la giustizia in Italia, mentre una minoranza rumorosa e politicizzata, attraverso l’Associazione e le correnti, esterna le sue convizioni politiche, influisce tramite le correnti nell’attribuzione degli incarichi, condiziona la vita politica del paese. A questo occorre porre rimedio.

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