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Autostrade, Di Maio insiste: revocare la concessione. Che allo Stato può costare 24 miliardi

ROMA – In difficoltà ad attaccare Salvini, specie dopo essere stato assente alla seduta del consiglio dei ministri di lunedì 1 luglio, il vicepremier Luigi Di Maio ha cercato oggi, 2 luglio, risalto sui media con l’attacco frontale alla Società Autostrade per l’Italia e alla famiglia Benetton, maggiore azionista di Atlantia che detiene il grosso del pacchetto di maggioranza. Annunciando ripetutamente la revoca delle concessioni. Motivazione? Il crollo del Ponte Morandi, sul quale però mancherebbero, per il momento, prove d’accusa incontrovertibili sull’azione del concessionario. Sempre oggi, fonti dell’agenzia Reuters, hanno fatto sapere di aver visionato per intero la relazione degli esperti del Ministero delle ifrastrutture e dei trasporti, nella quale si dice che la revoca della concessione è possibile da parte del governo, ma con il rischio (tutt’altro che remoto) di dover pagare ad Atlantia un indennizzo pesantissimo (si parla di 24 miliardi di euro) per mancati introiti.

Domanda: chi dovrebbe pagare l’indennizzo? Lo Stato, cioè tutti i cittadini. Con l’ipotesi, in questo caso davvero, di far saltare tutti i conti e imporre, presumibilmente, tasse insopportabili per ripianare un deficit che sarebbe terrificante per l’economia italiana. Non a caso, tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento (Lega compresa) buttano acqua sul fuoco. Di Maio li chiama amici dei Benetton. In realtà bisogna evitare che una spirale di giustizialismo a tutti i costi aggiunga danno a danno. La magistratura stabilirà le responsabilità reali per il crollo del Ponte Morandi. Poi bisognerà analizzare – come pare abbiano già fatto gli esperti del Mit – tutte le carte relative all’eventuale revoca delle concessioni. Le sparate non servono a nessuno, nemmeno ai parenti delle vittime e alla Genova devastata dal drammatico crollo. Fra l’altro, il sindaco Bucci, sempre oggi, ha fato sapere che Autostrade sta pagando regolarmente ciò che è di sua competenza.

In serata è sceso in campo anche Beppe Grillo: palando di giustizia. E aggiungendo che le autostrade, in Italia, dovrebbero essere senza pedaggio. Eccezionale veramente, direbbe Abatantuono: il problema è che lo Stato, nemmeno nei favolosi anni Sessanta, ha mai avuto i soldi per costruirle e per mantenerle in condizioni almeno decenti.



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