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Fuggono i cervelli dall’Italia, ma arrivano frotte di migranti. Nessun governo è intervenuto

Mentre impazza la polemica, che potrebbe avere conseguenze sull’alleanza di giverno, dei fondi Russia – lega, e si assiste al contrasto fra Salvini e Conte, pochi si preoccupano della fuga all’estero dei nostri giovani che non trovano occupazione soddisfacente in Italia. Entrano a frotte i migranti senza alcuna specializzazione (il boom sotto il governo Renzi) e partono i nostri ragazzi migliori. Un fenomeno iniziato da tempo e che nessun governo (Renzi, Gentiloni, Conte) è finora riuscito a frenare.

Continua dunque la fuga di cervelli nel nostro Paese. Una piaga alla quale – nonostante le dichiarazioni dei responsabili di governo sull’importanza dell’investimento in cultura, istruzione, innovazione e ricerca quale volano di sviluppo e crescita dell’Italia – secondo la Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil, non si sta ponendo rimedio ( e non si è posto rimedio) con misure efficaci. «La fuga di cervelli all’estero che sta conoscendo l’Italia ci fa perdere circa 14 miliardi all’anno, poco meno dell’1% del Pil», ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenendo a un convegno sull’innovazione digitale.

La Flc Cgil propone qualche rimedio e critica l’azione del governo: «in Italia da anni vengono attuate politiche di perenne disinvestimento nell’Istruzione e nella Ricerca e non vi è una strategia di riarticolazione di processi che aumentino la capacità di reclutamento».

Stando ai dati diffusi dalla Federazione, dal 2010 ad oggi solo il 9% di coloro i quali hanno intrapreso il percorso lavorativo accademico hanno avuto la possibilità di essere assunti a tempo indeterminato. Del restante 91% fanno parte coloro che sono emigrati all’estero; una minima parte che ha ripiegato in altri settori della pubblica amministrazione o del privato; e i tanti ancora alla ricerca di un lavoro stabile, anche ad un’età tutt’altro che giovane.

Alla base di tale situazione – rileva la Flc Cgil – vi è il «coacervo di regole concorsuali spesso gestite in maniera feudale oppure ristrette a pochissimi numeri poiché lo Stato non garantisce adeguate risorse».

Sarebbe giunto il momento di abbandonare le lotte interne agli schieramenti e alle dispute inconcludenti fra governo e opposizione, mentre è essenziale dedicare estrema attenzione a questo problema che rischia di depauperare il nostro paese delle menti e delle energie migliori, attratte da offerte di lavoro allettanti e soddisfacenti che all’estero si trovano con più facilità. In Italia i giovani si impiegano nel call center, fanno i rider o entrano nel terzo settore, magari contribuendo attivamente all’azione delle Ong che fanno assistenza a migranti.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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