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Lo sbarco sulla Luna: 20 luglio 1969, cinquant’anni fa. Notte dei sogni nella guerra fredda

«Ha toccato, ha toccato…», gridò Tito Stagno seduto dietro una scrivania della Rai, nell’unico canale televisivo che vedevamo in quel tempo. «Non ancora, non ancora», ribattè Ruggero Orlando in collegamento diretto da Cape Canaveral, dando il via a una polemica che sarebbe durata anni. Era il 20 luglio 1969. L’uomo sbarcava sulla Luna. Avevo 19 anni e rimasi incollato alla televisione della redazione sportiva de La Nazione praticamente tutta la notte, fra domenica 20 e lunedì 21 luglio. Quando, alle 4,57 ora italiana, Neil Armstrong si mosse per la prima volta sul suolo lunare, con quel «piccolo passo per un uomo, ma un salto fondamentale per l’umanità». Tutto succedeva cinquant’anni fa, ma ho in testa, vivissimo, ogni istante della «mia» conquista della Luna. Ero ancora un semplice collaboratore del giornale, con una gran voglia di diventare un giornalista vero. Ero uno studente che, già da qualche anno, scriveva di calcio. E proprio per essere in redazione quella domenica di fine luglio, avevo accettato di esplorare anch’io un terreno sconosciuto, che non avrei più toccato: il diamante del baseball per una partita della Mobilcasa Firenze, di cui era presidente Sergio Ristori, che occupava anche un ruolo importante nel consiglio direttivo della Fiorentina da poco diventata campione d’Italia per la seconda volta. Purtroppo siamo ancora lì, mezzo secolo dopo, ma questa è un’altra storia… Ero tornato in redazione confuso: non avevo capito se il fuori campo, nel baseball, era una prodezza o un clamoroso errore. La smania di scrivere che cosa m i aveva fatto fare… Giuro: la mia esperienza nel baseball si fermò lì, in quella domenica, anche per me, lunare.

ARMSTRONG – Ma torniamo lì, a Tito Stagno e Ruggero Orlando che facevano le prime donne (devo riconoscerlo: in maniera professionalmente inappuntabile, come sapevano fare i telecronisti di allora, reduci da lunghe selezioni), e a Neil Armstrong che fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore dopo l’allunaggio. Buzz Aldrin arrivò 19 minuti dopo. I due trascorsero circa due ore e un quarto al di fuori della navicella, e raccolsero 21,5 kg di materiale che riportarono a Terra. Il terzo componente della missione, Michael Collins (pilota del modulo di comando), rimase in orbita lunare, mentre gli altri due erano sulla superficie. Dopo 21,5 ore dall’allunaggio, gli astronauti si riunirono e Collins pilotò il modulo di comando Columbianella traiettoria di ritorno sulla Terra. La missione terminò il 24 luglio, con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

NEGAZIONISTI – Avevo vissuto tanto intensamente «la notte della Luna», che sette anni dopo, 1976, quando avevo già coronato il mio sogno di essere stato assunto come giornalista professionista, mi arrabbiai di brutto quando vennero fuori i negazionisti, ossia coloro che negarono lo sbarco. Dissero che era stata tutta una montatura, affidata a Stanley Kubrik, straordinario regista di 2001 Odissea nello spazio (1968). Un sedicente esperto sosteneva che nel 1969 non c’era la tecnologia per arrivare sulla Luna. Naturalmente ci sono stati altri cinque sbarchi, dopo il primo, mitico. Personalmente, me la sono presa, per lo stesso motivo, anche recentemente, con alcuni governanti italiani attuali (M5S), che insistono nel negare. E se cercassero non dico di arrivare alle imprese, ma almeno alla soluzione di problemi non fuori orbita, ma terra-terra?

LUNA – Com’era cominciata la corsa allo spazio? Tra la fine degli anni 1950 e l’inizio degli anni 1960, gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra fredda, ossia la rivalità geopolitica con l’Unione Sovietica. Il 4 ottobre 1957, l’URSS lanciò lo Sputnik, primo satellite artificiale. Il sorprendente successo scatenò paure e immaginazioni in tutto il mondo. Non solo servì a dimostrare che l’Unione Sovietica possedeva la capacità di colpire con armi nucleari su distanze intercontinentali, ma anche di poter sfidare le aspettative statunitensi riguardo alla superiorità militare, economica e tecnologica. Questo fece scaturire la crisi dello Sputnik e innescò quella che verrà conosciuta come corsa allo spazio. Il presidente Dwight D. Eisenhower reagì a queste notizie creando laNational Aeronautics and Space Administration (NASA) e dando impulso all’inizio del Programma Mercury, che aveva come obiettivo di portare un uomo in orbita geocentrica. Tuttavia, il 12 aprile 1961 gli statunitensi vennero nuovamente anticipati quando il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin divenne la prima persona nello spazio e il primo ad orbitare intorno alla Terra. Un altro colpo all’orgoglio statunitense. Quasi un mese dopo, il 5 maggio 1961, Alan Shepard divenne il primo americano nello spazio, completando un volo suborbitale di 15 minuti. Dopo essere stato recuperato nell’Oceano Atlantico, ricevette una telefonata di congratulazioni dal successore di Eisenhower: John F. Kennedy. Proprio lui, Kennedy, si preoccupava di ciò che i cittadini di altre nazioni pensassero degli Stati Uniti e credeva che non fosse solo nell’interesse nazionale di essere superiore agli altri, ma che la percezione del potere statunitense fosse almeno altrettanto importante della attualità. Era quindi considerato intollerabile che l’Unione Sovietica fosse più avanzata nel campo dell’esplorazione spaziale e che fosse determinata a battere gli Stati Uniti in una sfida dove sfoggiasse le sue possibilità di vittoria.

APOLLO – Il sogno di far atterrare un uomo sulla Luna, per gli Usa, aveva già un nome: programma Apollo. Una decisione iniziale e cruciale, annunciata da James Webb l’11 giugno 1962, fu l’adozione del Lunar orbit rendezvous, in base al quale una navicella spaziale dedicata sarebbe atterrata sulla superficie lunare. Ciò permise di avere un veicolo di lancio più piccolo. La navicella Apollo sarebbe stata quindi composta da tre parti: un modulo di comando (CM) con una cabina pressurizzata per i tre astronauti che era anche l’unica parte che tornava sulla Terra; un modulo di servizio (SM), che fungeva da supporto per il modulo di comando con fornitura di propulsione, energia elettrica, ossigeno e acqua; e un modulo lunare (LM) che a sua volta era diviso in due stadi: uno per la discesa e l’atterraggio sulla Luna e uno stadio di risalita per riportare gli astronauti nell’orbita lunare.

URSS – L’Unione Sovietica competeva con gli Stati Uniti nella corsa allo spazio, ma perse il suo comando dopo ripetuti fallimenti nello sviluppo del lanciatore N1, il corrispettivo sovietico del Saturn V. I sovietici cercarono di battere gli Stati Uniti riportando materiale lunare sulla Terra per mezzo di sonde senza umani. Il 13 luglio, tre giorni prima del lancio dell’Apollo 11, i sovietici lanciarono Luna 15, che raggiunse l’orbita lunare prima di Apollo 11. Durante la discesa, Luna 15 si schiantò nel Mare Crisium a causa di un malfunzionamento; questo schianto avvenne due ore prima che Armstrong e Aldrin decollassero dalla superficie lunare per tornare a casa. I radiotelescopi dell’osservatorio Jodrell Bank, in Inghilterra, registrarono delle trasmissioni di Luna 15 durante la sua discesa, che vennero rese pubbliche a luglio 2009 in occasione del 40º anniversario dell’Apollo 11.

SBARCO – Così, lanciata da un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio alle 13:32 UTC, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella entrò in orbita lunare dopo circa tre giorni di viaggio e, una volta raggiunta, gli astronauti Armstrong e Aldrin si spostarono sul modulo lunare Eagle con cui discesero nel Mare della Tranquillità. Dopo aver messo piede sulla Luna e aver fatto la prima passeggiata lunare della storia, gli astronauti utilizzarono lo stadio di ascesa di Eagleper lasciare la superficie e ricongiungersi a Collins sul modulo di comando. Sganciarono, quindi,Eagle prima di effettuare le manovre che li avrebbero portati fuori dall’orbita lunare verso una traiettoria in direzione della Terra, ove ammararono nell’Oceano Pacifico il 24 luglio dopo più di otto giorni nello spazio.

PASSEGGIATA – La prima passeggiata lunare, come detto e ripetuto, fu trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale. Con il mio massimo interesse. Bisogna aggiungere che Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica nello scenario più ampio della guerra fredda, realizzando l’obiettivo nazionale che il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy aveva definito nel 1961 in occasione di un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti: «prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra». Cinquant’anni dopo mi rivedo lì, con gli occhi puntati sulla televisione della redazione de La Nazione. Avevo sperato in tanti cambiamenti capaci di migliorare il mondo. Da quel punto di vista mi pare che il salto dell’umanità, sia stato quello del gambero: all’indietro.


Sandro Bennucci

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