Pensioni: per under 40, precari e part time assegni miseri e solo dopo i 73 anni
ROMA – Gli under 40 potranno andare in pensione a 66 anni, invece, con almeno 20 anni di anzianita’ lavorativa ma partendo da un salario, ad oggi , di almeno 1282 euro. Un’eventualità ‘ difficile da raggiungere, dice lo studio elaborato dall’esperto di Welfare della Cgil, Ezio Cigna, per i giovani precari e quelli la cui carriera e’ caratterizzata da ‘buchi’ contributivi, bassi salari o lavori con aliquote contributive basse.
La situazione più’ critica la vivono le colf, i lavoratori domestici in generale. Una colf che ha iniziato a lavorare nel 2014 a 30 anni con un reddito medio sotto gli 8 mila euro l’anno, infatti, andrà in pensione non prima del 2057, a 73 anni, dopo 43 anni di lavoro con un assegno intorno ai 265 euro al mese. Nessuna integrazione al minimo infatti potrà nel sistema contributivo alzare l’assegno dei lavoratori poveri, ribadisce la Cgil che invece insiste per la creazione di una pensione contributiva di garanzia per i giovani che consenta loro l’accesso ad un assegno di 1000 euro di media a partire dai 66 anni di eta’ e 42 anni di contributi.
Per il sindacato, infatti, oltre a rimuovere i vincoli attualmente previsti dalla Riforma Fornero per l’accesso alla pensione contributiva, e cioè il raggiungimento dopo 20 anni di contributi di un salario pari a 1,5 o 2,8 volte l’assegno sociale, occorre che a formare l’assegno concorrano anche altre attività oltre il lavoro: a cominciare dalla formazione fatta nel corso della vita lavorativa ma anche dalla maternità dal lavoro di cura e dagli stage effettuati.
Serve infine anche superare ”l’aspettativa di vita che ”condanna i giovani” a pensioni povere raggiungibili solo ad eta’ elevate.