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Allarme Fmi: l’Italia paga debolezze mondiali. Ma è urgente la riforma fiscale

Fondo Monetario InternazionaleL’FMI, confermando la stima di +0,1% per il Pil italiano nel 2019 e rivedendo al ribasso di 0,1 punti percentuali, a +0,8%, quella per il 2020, ribadisce, come già fatto ad aprile scorso, l’incertezza sulle prospettive di bilancio del nostro Paese. C’è da dire che l’incertezza non riguarda solo l’Italia. E’ l’intera crescita mondiale a restare debole, accresciuta anche dal rischio geopolitico, o meglio, dai vari rischi geopolitici che si vanno prospettando, oltre all’intensificarsi della crisi economica e finanziaria in Paesi emergenti come Argentina e Turchia.

Il report del Fondo monetario individua, tra le cause dell’indebolimento della congiuntura, anche l’inasprimento delle tensioni commerciali tra Usa e Cina, anche se, proprio per gli Stati Uniti, per quest’anno, il FMI prevede una crescita del 2,6%, con uno 0,3% in più rispetto alle stime di aprile. Nella seconda metà dell’anno gli Usa potrebbero però rallentare e nel 2020 la crescita è prevista all’1,9%. La Germania, nel 2020, dopo un periodo di rallentamento, potrebbe invece riprendere la sua corsa, con una crescita dell’1,7%. Tornando all’Italia, secondo l’FMI, il problema resta l’incertezza legata alla situazione dei conti pubblici e l’incremento dei rendimenti sui titoli del debito pubblico. In termini concreti, se il debito pubblico subisse un incremento più rapido del previsto, l’Italia potrebbe essere costretta ad adottare misure di contenimento, che rischierebbero di spingere il Paese in recessione.

Insomma, ancor più, si conferma la necessità di riforme strutturali, partendo, per esempio, proprio da quella fiscale, da usare come strumento per far emergere l’imponibile (in un Paese con un’evasione ad almeno 150 miliardi di Euro), rilanciare le imprese e gli investimenti e ridurre la pressione tributaria dove eccessiva, partendo anche dal costo del lavoro. Il Rapporto del FMI segue peraltro quello di aprile dell’Ocse (Economic Survey 2019), il quale metteva al centro il tema degli investimenti come leva strategica per l’economia del Paese. Quanto agli aspetti fiscali contenuti nel rapporto, l’Ocse evidenziava poi, in particolare, i seguenti temi: Riforma delle tax expenditures, con eliminazione delle deduzioni e detrazioni obsolete, o comunque poco mirate; Riduzione della soglia per i pagamenti in contanti (attualmente pari a 3 mila euro); Potenziamento dei programmi di emersione spontanea. Insomma, un percorso non facile, ma necessario per scongiurare le non rosee previsioni del FMI.


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Giovambattista Palumbo

Osservatorio politiche fiscali dell'Eurispes

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