Fisco: c’è il Risparmiometro. L’Agenzia delle Entrate guarda i conti correnti. Spese e entrate
ROMA – I contribuenti saranno monitorati dal cosiddetto Risparmiometro, un algoritmo che verifica se i risparmi accumulati in un anno sono coerenti con i redditi dichiarati e, in caso di scostamento, fra entrate e uscite, superiore al 20%, crea degli elenchi selettivi su cui poi scattano i controlli. La base informativa è l’Anagrafe Tributaria, in cui si trovano oggi i dati relativi a 75 milioni di conti correnti, a cui si aggiungono quelli su 115 milioni di carte di credito, su 21 milioni di gestioni patrimoniali e altre informazioni, per un totale di 670 milioni di rapporti finanziari. Quelli che, in particolare, attireranno l’attenzione del Fisco saranno i versamenti o i prelievi superiori a 5.000 euro, i bonifici per l’acquisto di auto, moto, imbarcazioni, immobili, o il trasferimento di denaro all’estero.
ANAGRAFE TRIBUTARIA – Non si tratta, del resto, di uno strumento nuovo. Introdotto nel 2011 dal decreto Salva-Italia, dopo una prima fase di test sulle società, viene ora applicato anche alle persone fisiche. Con il Salva Italia (Dl. 201/2011) era stato introdotto l’obbligo, per gli operatori finanziari, di comunicare all’Anagrafe tributaria le informazioni sui saldi e sulle movimentazioni dei rapporti attivi. Più precisamente, banche, Poste italiane Spa, intermediari finanziari, imprese di investimento, organismi di investimento collettivo del risparmio, SGR e ogni altro operatore finanziario, devono comunicare le seguenti informazioni relative ai rapporti attivi nel corso dell’anno di riferimento:
– i dati identificativi del rapporto, compreso il soggetto, persona fisica o non fisica, che ne ha la disponibilità;
– i dati relativi ai saldi del rapporto, distinti in saldo iniziale al 1° gennaio e saldo finale al 31 dicembre, dell’anno cui è riferita la comunicazione;
– il saldo iniziale alla data di apertura, per i rapporti accesi nel corso dell’anno;
– il saldo contabilizzato antecedente la data di chiusura, per i rapporti chiusi nel corso dell’anno;
– i dati relativi agli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare e avere per ogni tipologia di rapporto, conteggiati su base annua.
EVASIONE – Il fine, in sostanza, è verificare le incongruenze tra quanto dichiarato e quanto risparmiato, anche considerato che, proprio da questo confronto, potrà emergere parte di quell’enorme evasione fiscale che affligge il nostro Paese, laddove, come rilevati da una recente pubblicazione di Banca d’Italia, a fronte di una ricchezza nazionale delle famiglie pari a 9.742,6 miliardi, nelle dichiarazioni presentate nel 2018 (anno d’imposta 2017) circa 40,5 milioni di persone fisiche hanno denunciato un reddito complessivo di 838,2 miliardi di euro. L’enormità delle cifre già pone qualche sospetto. Anche per trovare almeno parte di tale enormità, in base al recente Dl n. 119/18, anche la GdF (e non solo l’Agenzia delle Entrate) ha quindi ora accesso all’anagrafe dei conti correnti. I militari dovranno comunque svolgere tale attività in coordinamento con l’Agenzia, al fine specifico di realizzare piani di intervento basati su calibrate analisi di rischio. L’Amministrazione finanziaria (GdF e Agenzia Entrate), come detto, potrà dunque accedere ai dati di sintesi dei conti, cioè saldo a inizio anno, saldo a fine anno, importo totale di addebiti e accrediti, giacenza media annua e a tutti gli altri rapporti finanziari. Stilando poi, dopo tale analisi, delle liste di contribuenti ritenuti a rischio. E i contribuenti così individuati saranno selezionabili per l’effettuazione delle ordinarie attività di controllo. I dati relativi ai conti correnti dei contribuenti potranno inoltre essere utilizzati per effettuare verifiche sul livello della ricchezza familiare e sulle richieste di agevolazioni sociali e sgravi fiscali, come i contributi per l’asilo o i sussidi scolastici, laddove nel “nuovo” Isee si prevede, per l’appunto, anche l’obbligo di indicare la giacenza media presente sul conto corrente dell’interessato. La lista degli strumenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per il contrasto all’evasione fiscale si arricchisce dunque di un nuovo capitolo e soprattutto di un nuovo soggetto: l’intelligenza artificiale.