Crisi di governo, i riflessi sul sistema delle pensioni
Il divorzio in atto fra i due azionisti del governo gialloverde apre scenari diversi per le misure economico finanziarie attuate dall’Esecutivo, in particolare per le pensioni. Tutto dipenderà dalle decisioni di Mattarella, governo di transizione, ritorno alle urne o altro.
La flat tax al 15% resterà senza dubbio a in cima ai pensieri di Salvini, ma altre misure potrebbero essere dimenticate. In tema di pensioni restano ancora diversi nodi da sciogliere, e potrebbe arrivare la fine di Quota 100 e di Opzione Donna ben prima di quanto era inizialmente previsto. Senza il partito del Carroccio, infatti, le priorità del prossimo Governo potrebbero anche cambiare e scegliere “strade alternative” nel riformare il sistema pensionistico del nostro Paese.
Per Quota 100, ad esempio, i giorni potrebbero essere contati. Indipendentemente da chi sarà a guidare il prossimo Esecutivo, la misura che ha consentito a 50 mila persone l’uscita anticipata dal mercato del lavoro (rinunciando a una fetta della pensione che le spettava) potrebbe essere arrivata al capolinea. Lo stesso Salvini, ad esempio, ha affermato di voler superare Quota 100 e dare il benvenuto a Quota 41. Con questa misura, tutti i lavoratori con 41 anni di contributi versati potrebbero andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica. Un netto passo in avanti per i cosiddetti lavoratori precoci che, avendo iniziato a lavorare prima della maggiore età si ritroverebbero in pensione prima dei 60 anni.
Discorso differente, invece, per Opzione Donna. Il provvedimento che permette di andare in pensione con almeno 35 anni di contributi versati e un’età anagrafica di 58 anni (59 nel caso delle autonome) potrebbe essere messo in stand by già a partire dal 1 gennaio 2020. Anche se nelle settimane precedenti la crisi di Governo si era discusso di una sua possibile proroga fino al 31 dicembre 2020, oggi il panorama economico-finanziario è completamente mutato. E con esso anche le priorità delle forze politiche.
L’Esecutivo che si troverà a discutere della Legge di Bilancio 2020 dovrebbe quindi impegnarsi per trovare le coperture necessarie a rifinanziare Opzione Donna per almeno un altro anno. Nella stessa manovra, però, dovrebbero essere reperiti e inseriti i fondi necessari a neutralizzare le clausole di salvaguardia per gli aumenti IVA: si tratta di un conto piuttosto salato, per una cifra superiore ai 20 miliardi di euro. Insomma, chiunque arriverà al Governo sarà chiamato a fare delle scelte e qualcuno resterà giocoforza scontento.