Crisi governo: capigruppo senato non trovano accordo, domani in aula. Comunicazioni Conte forse il 20
ROMA – Una netta spaccatura si è registrata in conferenza dei capigruppo a palazzo Madama. Dopo poco meno di due ore, i presidenti dei vari gruppi non hanno raggiunto l’unanimità sulla data in cui il premier Giuseppe Conte renderà le sue comunicazioni all’Aula. M5s, Pd, Misto e Autonomie hanno indicato la data del 20, mentre Lega, FI e FdI hanno chiesto che le comunicazioni del premier si svolgano mercoledi’ 14, dopo le commemorazioni del crollo del Ponte di Genova.
Non essendoci stata l’unanimità, la palla passa ora all’Assemblea, che domani deciderà il calendario definitivo a maggioranza. E’ quanto prevede il regolamento del Senato. La conferenza dei capigruppo si è riunita in Senato dopo che in mattinata si sono riuniti i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. La presidente Elisabetta Casellati aveva precisato che “la convocazione dell’Assemblea, nell’ipotesi in cui il calendario dei lavori non venga approvato in capigruppo all’unanimità, non costituisce forzatura alcuna, ma esclusivamente l’applicazione del regolamento. L’art. 55, comma 3 prevede infatti che sulle proposte di modifica del calendario decida esclusivamente l’Assemblea, che è sovrana. Non il Presidente, dunque”, aggiunge, sottolineando che il “rispetto delle regole” è a “garanzia” dei cittadini.
Pd, Marcucci: “Aula domani forzatura inaudita, spettacolo indegno” “Abbiamo assistito uno spettacolo indegno. La presidente Casellati d’accordo con Salvini ha convocato una riunione domani alle 18 senza i termini previsti dal regolamento. E’ una forzatura gravissima quando nella capigruppo c’era l’accordo della maggioranza su Conte che avrebbe riferito il 20 in Aula”. Lo ha detto Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, uscendo dalla riunione dei capigruppo di Palazzo Madama. “La Casellati non doveva prestarsi”, ha aggiunto Marcucci. “E’ una cosa gravissima – ha commentato la presidente del gruppo Misto Loredana De Petris al termine della conferenza dei capigruppo – perché non permetterà a tutti i senatori di essere presenti”. –