Governo, diktat di Grillo e Di Maio: «Conte premier o salta tutto». Zingaretti all’angolo (con Renzi che minaccia la scissione)
ROMA – La trattativa Pd-5Stelle potrebbe saltare sul nome di Giuseppe Conte. Nel faccia a faccia con Zingaretti, Luigi Di Maio sarebbe stato drastico: se non accettate Conte premier salta il tavolo. E’ così: il Movimento Cinque stelle ha impresso un’accelerazione rischiosissima al confronto iniziato solo poche ore fa con l’incontro tra i capigruppo a Montecitorio. E lo ha fatto, appunto, attraverso il primo faccia a faccia tra i leader, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Con il segretario Dem che non ha inteso rompere, ma ha replicato seccamente che «serve un governo di svolta, non per una questione personale, ma per rimarcare una necessaria discontinuità» con l’esecutivo giallo-verde. Che non sia rottura però lo si capisce dalla nota della segreteria di Zingaretti che conferma come Di Maio abbia posto una condizione sul nome di Giuseppe Conte ma che definisce il colloquio cordiale, rimandando tutto ad un altro incontro, nelle prossime ore. Secondo alcune fonti il leader M5s avrebbe chiesto una risposta veloce sul nome di Conte, al massimo 24 ore.
Secondo altre fonti ci sarebbero spazi di mediazione ancora da approfondire, ma il problema è la posizione di Zingaretti: che da una parte non può rimangiarsi il veto espresso su Conte e, dall’altra, è stretto all’angolo da Matteo Renzi che non gli permette una rottura. I renziani vogliono un accordo per portare il Pd al governo (e garantirsi potere e garanzia di restare in Parlamento almeno altri 4 anni) e minacciano di spaccare il partito. Cosa che Zingaretti non può permettere. E allora? Il problema è il partito stesso: dopo questo tira e molla con i 5stelle come ne uscirà? O meglio: che cosa ne resterà, al di là dell’appartenenza a un governo dove dovranno subire ogni condizione? I Dem sono impegnati in una complessa discussione che, alla velocità della luce, è passata dal programma ai nomi. Motore di questa accelerazione è stato Beppe Grillo che oggi si è manifestato ruvidamente proprio all’avvio di questa complicata trattativa. «Giuseppe Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità. La politica è mediazione o mediocrizzazione?», ha scritto Grillo sul suo blog. Un endorsement pesante che non poteva essere ignorato dal Movimento. Riuscirà il Pd ad accettare il diktat? E, in caso contrario, i 5stelle che cosa faranno? Torneranno al forno leghista, sia pure turandosi il naso? Ma il vero punto, se le cose si mettono così, è un altro: che cosa rischia questo Paese con i grillini sicuri di avere pieni poteri sia con un alleato che con un altro? Quando c’è bramosia di potere l’unica soluzione è rivolgersi, senza problemi, agli elettori.