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Morto Benito Butali, patron dell’Euronics: è stato un protagonista del boom economico

Benito Butali

AREZZO – Se n’è andato, a quasi 95 anni (gli sono mancati pochi giorni per compierli), Benito Butali, patron dell’Euronics, uno dei protagonisti del miracolo economico italiano degli anni ’60. Da Arezzo al mondo. Dalla ricostruzione del dopoguerra all’era telematica. La sua biografia viene accostata a quella dei grandi aretini: lui era un gigante nel commercio, così come i fratelli Lebole lo furono nell’abbigliamento e Carlo Zucchi e Leopoldo Gori nell’oro. Pochi altri come lui hanno inciso sullo stile di vita della gente, non soltanto in Italia.

Era nato nel 1924 e raccontava che il nome Benito non gli era stato imposto dalla famiglia, che commerciava in legname, in omaggio a Mussolini, ma da uno stalliere che lavorava nell’azienda paterna. Il giovane Butali cominciò proprio da lì, dal legname, per poi diventare uno dei più intraprendenti, e produttivi, industriali italiani.

La morte di Benito Butali ha suscitato profondo cordoglio ad Arezzo e in tutt’Italia, e non solo fra i suoi innumerevoli dipendenti. Anche la Regione Toscana ha voluto esprimere le sue condoglianze attraverso Vincenzo Ceccarelli, aretino e assessore regionale a infrastrutture e trasporti. Che ha scritto: «Per chi ha avuto, come me, una responsabilità istituzionale in terra di Arezzo, Benito Butali è stato un interlocutore costante e autorevole. I suoi successi di imprenditore sono a tutti noti e non sta a me ricordarli. Lo rammento, invece, come protagonista dello sviluppo economico e della profonda trasformazione che attraversò la società locale dagli anni ’60 in avanti, fino a divenire un riferimento ben oltre i nostri confini».

«Ricordo Butali – continua Ceccarelli – come costante protagonista delle vicende aretine, nelle diverse stagioni e nei ruoli da lui rivestiti. La sua scomparsa è un grande dolore per tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato per le sue qualità di uomo, oltre che per i successi nel suo lavoro e nella sua vita. Pensando a Benito, viene automatico pensare anche a Vera, l’inseparabile moglie di una vita davvero straordinaria. Penso al suo dolore e le mando un grande abbraccio, a lei e a tutta la sua bellissima famiglia».

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Ho conosciuto personalmente Benito Butali, un imprenditore, ma soprattutto un signore molto concreto, di quelli che non amavano le parole ma le risposte, che voleva fossero dei sì quando proponeva qualcosa. Mi chiamò per chiedere se volessi accettare la direzione di uno dei giornali di cui possedeva una forte partecipazione azionaria. Disse semplicemente: «Uno come lei, battagliero e capace di scrivere in italiano, andrebbe bene». Confesso che quelle poche parole, pronunciate però da una persona di grande carisma, mi colpirono. Poi non successe nulla: ero troppo innamorato de La Nazione. Tuttavia, quell’incontro mi fece capire il segreto del successo di quell’uomo, già anziano ma in grado di sprigionare ottimismo e voglia di fare. Qualità oggi rarissime.

Sandro Bennucci

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