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Firenze, Maggio Musicale: piacciono al pubblico i «Pagliacci» di Leoncavallo

Il finale di «Pagliacci» (foto Cristina Andolcetti)

FIRENZE – La lirica è ripartita al Maggio Musicale Fiorentino, dopo la pausa d’agosto, con i popolari «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo in un efficace allestimento molto apprezzato dal pubblico in sala, meno numeroso del dovuto per la chiusura della galleria.

Un buon cast formato da Angelo Villari (Canio – Pagliaccio), Valeria Sepe (Nedda – Colombina), molto maturata nella voce, Devid Cecconi (Tonio), notevolissimo nel prologo, Matteo Mezzaro (Peppe – Arlecchino) e Leon Kim (Silvio), è ben supportato dalla regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, che in questa coproduzione del Maggio e Carlo Felice di Genova avevavo pensato lo spettacolo per offrirlo nel dittico di tradizione con «Cavalleria rusticana» (e così le due opere sono state messe in scena a Genova lo scorso maggio). Invece a Firenze la «Cavalleria» si è vista lo scorso febbraio (sempre con Villari e Cecconi e con l’Orchestra e il Coro del Maggio sotto la direzione di Valerio Galli) associata a «Un mari à la porte» di Offenbach.

I «Pagliacci» sono accostati a un’opera contemporanea commissionata dal Maggio, che stasera è andata in scena in prima rappresentazione assoluta: «Noi, due, quattro» di Riccardo Panfili, con la regia dell’esordiente Elisa Fuksas, autrice anche del libretto; a questa nuovissima produzione il pubblico ha riservato un’accoglienza non uniforme (applausi, ma anche qualche contestazione quando è salito alla ribalta il compositore). Il fil rouge fra le due opere presentate insieme dovrebbe essere la gelosia, ma alla fin fine risalta soprattutto la distanza fra la sanguinosa vicenda che Leoncavallo trasse da un fattaccio di cronaca e le reciproche e innocue infedeltà, consumate o virtuali, di due annoiati alto-borghesi (di lui si sa che è un onorevole), che scaricano una app per incontri hard fra persone coniugate. Una curiosità: anche «Noi, due, quattro» si ispira a un fatto di cronaca, avvenuto negli USA, dove alcuni anni or sono fu hackerato un sito di incontri e le identità degli iscritti furono pubblicate; l’evento spinse al suicidio un pastore, che si era innamorato di una donna inesistente nella realtà: gliel’aveva creata la piattaforma assecondandone i gusti. L’epilogo tragico non è stato conservato nell’opera e il politico, dopo la dissoluzione della donna virtuale creata a sua immagine e somiglianza, cede al richiamo della moglie, benché poco prima l’abbia sorpresa (senza fare una piega) a letto con un amante in carne ed ossa. Dal suo libretto la Fuksas ha tratto anche, si presume rimpolpando l’esile trama, il film «The App», prodotto da Indiana Production per Netflix.

Repliche venerdì 20 e mercoledì 25 settembre alle 20 e domenica 22 settembre alle 15.30; info sulle promozioni 055.2001278, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 18; dettagli su entrambi gli spettacoli sul sito del Maggio

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