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Inps: al via i contratti di espansione, la circolare esplicativa

Contratti di espansione al via: il Ministero del Lavoro ha pubblicato le disposizioni applicative della misura introdotta con il Decreto Crescita, che consente alle imprese oltre mille dipendenti con piani di riorganizzazione finalizzati alla digitalizzazione di concordare con i sindacati riduzioni di orario e scivoli per la pensione con l’obiettivo di effettuare nuove assunzioni e riqualificare il personale.

I dettagli operativi sono contenuti nella circolare 16/2019 del ministero, attuative dell‘articolo 26-quater del dl 34/2019, che va a modificare il dlgs 148/2015.

Sono tre gli step che un’azienda deve compiere per stipulare un contratto di espansione.

Attivazione procedura sindacale: deve portare alla firma del contratto di espansione, che contiene il progetto di formazione e riqualificazione del personale, la pianificazione delle sospensioni o riduzioni dell’orario di lavoro, le nuove assunzioni. L’impresa deve a quantificare l’onere finanziario dell’intervento (Naspi e cassa integrazione).

Accordo di pensione anticipata: nell’ambito del contratto è possibile prevedere uno scivolo per la pensione per i lavoratori a cui mancano al massimo cinque anni (60 mesi) alla pensione di vecchiaia o anticipata. Deve esserci il consenso del lavoratore, il quale in base all’accordo che viene stipulato percepisce, fino alla maturazione della pensione, un importo a carico dell’azienda pari all’assegno previdenziale maturato al momento delle dimissioni. Nel caso in cui la pensione più vicina sia quella anticipata, l’azienda versa anche i contributi utili alla maturazione del diritto.

Piano di formazione: riguarda i lavoratori che non utilizzano lo scivolo pensionistico ma non hanno le competenze richieste dal processo di digitalizzazione, e prevede corsi di riqualificazione, con una riduzione oraria in cassa integrazione pari al massimo al 30% che corrisponda alla durata del percorso di formazione.

Il contratto di espansione deve contenere i seguenti elementi:

numero lavoratori da assumere e profili professionali,
programmazione delle assunzioni,
indicazione della durata indeterminata dei contratti, compreso l’apprendistato professionalizzante,
riduzione media orario di lavoro, lavoratori coinvolti, lavoratori che utilizzano l’esodo perla pensione,
progetto di formazione e riqualificazione: deve essere articolato e contenere una serie specifica di elementi.

Il percorso deve consentire di restare in azienda almeno al 70% del personale coinvolto. Per coloro che alla fine non vengono reinseriti sono previsti ammortizzatori sociali. Un ulteriore strumento che il decreto crescita, fortemente voluto dal grillino Di Maio, ha previsto e che speriamo che non costituisca un buco nell’acqua come molti provvedimenti precedenti. I risultati negativi eventuali saranno sicuramente ascritti dal Pd al governo gialloverde, mentre se ci sarà qualche effetto positivo, allora il merito ricadrà sull’esecutivo Conte bis, un premier buono per tutte le stagioni.

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