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Cassazione: Brusca resta in carcere. Respinta istanza per i domiciliari

Giovanni Brusca

ROMA – Rimarrà in carcere, Giovanni Brusca. La Cassazione ha respinto l’istanza dei legali per ottenere gli arresti domiciliari. Condannato per la strage di Capaci, già nel marzo scorso si era visto negare la scarcerazione. Brusca, 62 anni, è ormai arrivato in vista del traguardo del fine pena: calcolando i tre mesi sottratti per ogni anno di detenzione scontato, la scadenza dei trent’anni dovrebbe arrivare a novembre
2021.

«Non ho mai creduto al pentimento dei collaboratori e mai ci crederò». A dirlo è Giovanni Paparcuri, l’autista del giudice Rocco Chinnici, unico sopravvissuto alla strage di via Pipitone Federico, a Palermo, del 29 luglio 1983, a proposito della discussione sugli arresti domiciliari a Giovanni Brusca. Pur ammettendo l’utilità dei pentiti («Sono uno strumento molto prezioso e senza le loro dichiarazioni su alcune dinamiche, su alcuni fatti anche molto gravi, non si poteva e non si può far luce»), Paparcuri sottolinea come la scelta del pentimento sia legata a tre fattori: paura, vendetta e convenienza. E ancora: «Per quanto mi riguarda – aggiunge – li farei marcire in galera per tutta la vita, al limite, i benefici li farei usufruire ai familiari, ma non a chi si è macchiato di reati molto gravi. Non credo assolutamente che Brusca si sia ravveduto, perché se realmente lo era, per rispetto di tutti quei morti ammazzati e dei loro familiari, né lui, né i suoi legali dovevano presentare richiesta di concessione di arresti domiciliari, tanto tra un anno sarà in ogni caso un uomo libero».

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