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Firenze, Maggio Musicale: piace al pubblico «Fernand Cortez», il kolossal di Spontini per Napoleone

Una scena di «Fernand Cortez» (foto Michele Monasta)

FIRENZE – Un’apertura di stagione lirica decisamente fuori del comune al Maggio Musicale Fiorentino, con un’opera mai vista in tempi moderni: la prima versione del «Fernand Cortez», il kolossal commissionato a Gaspare Spontini da Napoleone per far propaganda alla campagna di Spagna nel 1809, ma fatto bloccare dopo “sole” 24 recite perché la campagna non andava come sperato e l’identificazione dell’imperatore con l’eroe al 100% positivo che porta la civiltà e il progresso ai danni dell’oscurantismo locale diventava evidentemente ardua. Alla prima rappresentazione parigina il «Fernand Cortez» fu un trionfo e anche il pubblico fiorentino ha mostrato di apprezzare il recupero di quest’opera che poi, nelle successive versioni, fu rappresentata fino alla fine del secolo (a Berlino, dove Spontini, passato al servizio dei Borboni fin dal 1814, si era trasferito nel ’20, andò in scena ancora nel 1894), ma che nella prima versione non era stata più ripresa, anche perché ha richiesto un lungo lavoro di ricostruzione della partitura, effettuato da Federico Agostinelli.

Indubbiamente un’operazione interessante e lodevole, portata a termine con onore nonostante le difficoltà non da poco: oltre alle ben più magre risorse di quelle elargite dall’imperatore (niente cavalli addestrati in scena – dovevano essere “non meno di 14” -, sostituiti dai danzatori del Nuovo BallettO di ToscanA), c’è stato il cambio di direttore dopo le dimissioni di Luisi e, dulcis in fundo, un’indisposizione della fondamentale Alexia Voulgaridou, sulla scena Amazilly, che ha una parte ancor più consistente di quella del protagonista maschile e che di fatto è arrivata al debutto soltanto con la prova generale, ma è stata comunque la migliore in campo, premiata dagli applausi più calorosi alla fine. Apprezzabili anche il Fernan Cortez di Dario Schmunck (esperto belcantista) e l’Alvar di David Ferri Durà (ben supportato da Davide Ciarrocchi e Nicolò Ayroldi nel bellissimo terzetto dei prigionieri del terzo atto); complessivamente buona la resa di orchestra e coro (praticamente sempre presente, in scena o fuori scena) sotto l’incalzante bacchetta di Jean-Luc Tingaud.

Intelligente la regia di Cecilia Ligorio, che, con l’espediente di estrarre una cornice narrativa dal diario di uno dei conquistatori del Messico (Moralez, personaggio vagamente ispirato a Bernal Díaz del Castillo, autore della «Historia verdadera de la conquista de la Nueva España»), giovane impulsivo e assetato d’oro all’epoca dell’impresa e vecchio ben più riflessivo e un po’ pentito quando scrive il resoconto, proietta l’ombra del dubbio sulla positività dell’eroe. Scene minimaliste, ma a tratti molto suggestive. Nell’insieme, lo spettacolo non manca e, considerati anche l’interesse dell’opera e l’improbabilità di una ripresa, val la pena di profittare di una delle sole tre repliche (mercoledì 16 e mercoledì 23 ottobre alle 19 e domenica 20 ottobre ore 15.30; l’anticipo di orario delle repliche serali è dovuto alla durata: 4 ore e 20 circa, con due intervalli di mezz’ora ciascuno). Dettagli sul sito del Teatro del Maggio

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