Pensioni: sindacati chiedono la quota 41 e la proroga di quota 100
ROMA Le parti sociali premono per un ulteriore intervento sul capitolo della previdenza. Le richieste sono state avanzate al termine del tavolo con il governo sulle pensioni che si è svolto al ministero del Lavoro. Che tuttavia si è concluso senza impegni e risorse precise da parte del nuovo esecutivo per una sua attuazione.
Le tre sigle confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno presentato un pacchetto di proposte ad iniziare dalla revisione del meccanismo delle rivalutazione delle pensioni, particolarmente svantaggioso per la classe media, e dalla valorizzazione del lavoro di cura e la maternità nel calcolo degli anni di contributi necessari per la pensione. Due le ipotesi in campo: il riconoscimento di una contribuzione figurativa in grado di garantire copertura contributiva utile per il diritto e la misura della pensione oppure una diversificazione dei requisiti per l’accesso alla pensione con una disciplina di favore per le donne, una sorta di “quota 100 rosa” con 36 anni di contributi anziché 38 anni.
Tra le altre richieste avanzate dalla parte sindacale la proroga della quota 100 oltre il 2021, già con la prossima legge di bilancio, e la prosecuzione dell’ape sociale e dell’opzione donna. Sul tavolo è stato poi riproposto il tema di quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica per tutti i lavoratori (attualmente l’opzione è disponibile solo per i cd. lavoratori precoci che si trovino in particolari condizioni), e quello delle future pensioni dei giovani colpite dal passaggio al sistema contributivo.
Per i sindacati occorre anche dare attuazione alle Commissioni che avrebbero dovuto studiare la gravosità delle occupazioni al fine di individuare requisiti pensionistici diversi a seconda della professione svolta nell’arco della vita lavorativa dell’assicurato, un lavoro avviato sotto la precedente legislatura ma poi arenatosi per strada, così come la separazione della previdenza dall’assistenza. “I risparmi potrebbero arrivare dal minore utilizzo di quota 100 e dalle altre misure collegate” ha detto il segretario confederale Cisl Ignazio Ganga. “Riteniamo che nel triennio ci possano essere 8 miliardi di risparmi sui 20 stanziati”.
L’esito del confronto, tuttavia, non è stato positivo, l’esecutivo non ha condiviso scelte e impegni chiari nei riguardi della previdenza. Amaro il giudizio di Roberto Ghiselli (Cgil): “bene il metodo ma il governo non ha voluto stanziare risorse”. In assenza di risposte i le tre sigle confederali annunciano di scendere in piazza il prossimo 16 novembre in occasione della manifestazione nazionale dei pensionati.