Legge di bilancio da 30 miliardi e decreto fiscale: via libera del Cdm. Limite a 2.000 euro per il contante e pene aggravate per l’evasione
ROMA – Un lungo e impegnativo Consiglio dei ministri dà il via libera, salvo intese, a una legge di bilancio da circa 30 miliardi e al decreto fiscale. L’accelerazione arriva a sorpresa, a ridosso di una riunione che avrebbe dovuto approvare solo il Documento programmatico di bilancio da inviare all’Ue. Poi il Cdm dura quasi sei ore.
Si discute norma su norma. Passa il superbonus per chi paga con carta di credito, fortemente voluto dal premier Conte. Salgono a 600 milioni le risorse per la famiglia. Arriva da settembre 2020 l’abolizione del superticket. Ma il confronto si fa assai animato sul tetto al contante, su cui Italia viva arriva a minacciare il non voto, e sul carcere agli evasori, per il quale il M5s fa barricate. Su entrambe le norme si arriva a una mediazione: la soglia del contante scende da 3000 a 2000 euro e poi a 1000 euro dal 2022, mentre per il carcere arriva una prima norma poi già si annuncia un emendamento. Di sicuro, si discuterà ancora.
Sono le cinque del mattino quando Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri scendono in sala stampa, per dichiarare la loro “soddisfazione”. “La manovra è espansiva: siamo riusciti a evitare l’incremento Iva e realizza vari punti del programma di governo”, sottolinea il premier, che cita i 3 miliardi per il taglio delle tasse sul lavoro, il Green new deal, le misure per la famiglia e la disabilità.
In legge di bilancio sono confermati anche Ape social e opzione donna. Arriva un bonus facciate. “Le coperture sono solide, i numeri particolarmente robusti”, assicura Gualtieri: 3 miliardi arrivano da misure per il contrasto all’evasione e altri 3 miliardi arrivano dall’extragettito dei pagamenti legati agli Isa. Ma è il capitolo evasione a tenere banco nella lunga notte del Cdm. Conte ne ha fatto una battaglia personale. A poche ore dal Consiglio incita via sms Gualtieri a non cedere al pressing di tecnici e politici: “Mi piacerebbe che tu fossi al mio fianco in questa battaglia ma sono pronto ad assumermi la responsabilità perché o si fa “una rivoluzione” o “è inutile”, scrive al ministro. Poi si batte in Cdm contro le resistenze di renziani e Cinque stelle.
Quando è quasi l’alba esulta: nasce il piano “Italia Cashless che, senza penalizzare nessuno, incentiva l’utilizzo della moneta elettronica e i pagamenti digitali per favorire l’emersione dell’economia sommersa”, spiega. E incassa un superbonus “della Befana”, per il quale il premier chiede 3 miliardi, che verrà dato a chi paga con carta.
L’accelerazione in Cdm nasce però dalla volontà di frenare il crescendo di tensioni nella maggioranza proprio sulle misure per l’evasione. “Se continuiamo così ci facciamo del male”, scuote la testa un ministro. Contro la stretta sul contante ci sono Matteo Renzi, che nel 2015 aveva alzato il tetto tra i malumori del Pd, e una parte del M5s, che fa trapelare scontento verso la scelta del premier di varare la misura. Anche il presidente della Camera Roberto Fico dice che “il limite può calare ma non è priorità”. Conte riunisce a lungo i capi delegazione prima del Cdm: cerca l’intesa per approvare l’intero pacchetto in Consiglio dei ministri. Per il M5s c’è Riccardo Fraccaro, in contatto con Di Maio da Washington.
Al termine della riunione Conte viene descritto da chi è a Palazzo Chigi “molto irritato”. I Cinque stelle, a loro volta, sono assai nervosi perché rischia di saltare il carcere agli evasori. E in Cdm prendono i “pop corn”, senza schierarsi col premier, quando Conte e il Pd litigano con Iv sul contante. I renziani minacciano il veto. I ministri M5S, Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora, discutono con Conte sulla norma per gli evasori. Alla fine la scelta è mediare, fino allo stremo, per non spaccarsi in Cdm.
Così, con i volti stanchi ma “soddisfatti”, Conte e Gualtieri dopo sei ore possono scendere in sala stampa – seguiti poi dal ministro Alfonso Bonafede – ad annunciare che il tetto al contante calerà, sia pur gradualmente. E che per gli evasori per ora si aggrava la pena solo per un reato, la dichiarazione fraudolenta: la norma inserita nel dl fiscale è un primo tassello, assicurano, su cui agganciare il pacchetto complessivo che arriverà via emendamento. Per il M5s è la garanzia che non si faranno scherzi.