Renzi dalla Leopolda: «Legislatura fino al 2023. E noi saremo in doppia cifra. Porta aperta a chi esce da Pd e Forza Italia»
Firenze – Discorso di chiusura di Matteo Renzi alla Leopolda, con bersaglio fisso: Matteo Salvini, ossia l’avversario da battere. Cominciando così: «Goditi il Papeete, che a governare pensiamo noi… Di fronte al diktat di Salvini dal Papeete potevamo assecondare il suo disegno perverso, per mettere le mani sul Quirinale e accettare qualche spruzzatina di novità da qualcuno sulle liste elettorali. Ma il Paese sarebbe finito nelle mani dei sovranisti e saremmo usciti dall’euro. Ho scelto l’alternativa: far proseguire la legislatura. Questo è fare politica: mentre loro chiamano coerenza quel che noi chiamiamo masochismo. Sì, ho cambiato idea per salvare l’Italia da Salvini e dal salvinismo e lo rivendico. Salvini? Si è fatto fregare da noi che, in teoria, abbiamo il 4%. Credevo fosse Don Rodrigo, invece è Don Abbondio».
INVITO A DEM E FORZISTI – Quindi le porte aperte a chi sta stretto nel Pd e in Forza Italia, con un riconoscimento plateale a Berlusconi: «A San Giovanni, ieri, è finito un modello culturale di centrodestra, che io non ho mai votato, e Berlusconi non ha mai votato la fiducia a me, ma ha rappresentato per 25 anni un modello che aveva distorsioni, ma ha cercato di rappresentare l’area liberale del Paese. Ieri Salvini ha preso le redini, capisco il disagio di dirigenti e militanti di Forza Italia. A chi crede che ci sia spazio per un’area liberale e democratica dico: venga a darci una mano. Italia Viva è aperta. Restiamo amici con quelli rimasti nel Pd, loro se vogliono venire avranno sempre porte aperte, noi intanto partiamo. Sul resto saremo competitor del Pd; noi vogliamo fare quel che ha fatto Macron e che certo non ha avuto il consenso dei socialisti francesi. Vogliamo assorbire larga parte di quel consenso , vogliamo arrivare come minimo sindacale in doppia cifra alle elezioni del 2023. Vogliamo offrire uno spazio a chi non crede nella casa dei sovranisti e non sta in un disegno strutturale di alleanza tra Pd e M5S. Noi non la faremo quella alleanza perché il nostro mondo è diverso, non è casa nostra. Questa legislatura eleggerà il presidente della Repubblica, il cui mandato scade a gennaio 2022. Il ruolo del Quirinale è un ruolo chiave. Se rimane questa legislatura in vita, il presidente che ci accompagnerà fino al 2029 sarà espressione di forze politiche che credono nell’Europa, non mettono in discussione l’euro, non affollano le piazze circondati da Casapound, che mette in discussione valori costituzionali e la memoria condivisa».
EURODEPUTATO RENZIANO – Italia Viva ora ha anche un suo rappresentante al Parlamento Europeo. Nicola Danti, eurodeputato Pd e vicinissimo a Matteo Renzi, ha sciolto la riserva. «Davanti ai bivi – spiega Danti mentre Renzi parla – nella mia vita politica non ho mai scelto la strada più facile o quella più conveniente, ma sempre quella che mi indicavano il cuore, gli ideali, la passione per la politica.Non so se ho fatto sempre le scelte giuste, so di non aver mai avuto rimpianti. Scegliere di aderire a Italia Viva è una scelta che faccio con gli stessi criteri».
LEGISLATURA – Il treno della legislatura dura fino al 2023, «chi vuole scendere prima puo’ farlo». Matteo Renzi dal palco della Leopolda chiarisce così le intenzioni di Italia Viva e i rapporti con il Governo Conte. Una Leopolda, giunta alla sua decima edizione, numericamente mai così partecipata, e determinata a darsi nuovi contorni. «Non è arrivato neanche un ultimatum da questo palco al governo. Proporre idee non è dare ultimatum, è fare politica. Non e’ in discussione che questa legislatura abbia il dovere istituzionale di garantire una maggioranza nettamente pro europeista per l’elezione del presidente della Repubblica. Su alcuni temi, con il Pd, oggettivamente, c’è distanza. Noi in questa nuova casa ci vogliamo bene. E lo dico dopo che, per 7 anni, mi sono alzato al mattino sempre con un primo pensiero: quello di dover respingere gli attacchi che venivano dai nostri Faccio però un appello a due amici: Dario Franceschini e Nicola Zingaretti. C’è un progetto che abbiamo fatto insieme, mettere 80 milioni di euro per ristrutturare a Ventotene un luogo dove avevano scritto il manifesto degli Stati Uniti d’Europa, e per fare di quel luogo una scuola per i cittadini del domani. Chi è venuto dopo di noi lo ha
bloccato quel progetto. Facciamolo ripartire, dimostriamo che abbiamo insieme valori condivisi, facciamo di quel luogo la casa dell’Europa».
PATENTE FISCALE– «Noi diciamo al presidente del Consiglio: se vuoi combattere l’evasione fiscale e chiedi alle forze di maggioranza se sono d’accordo, ti presento un luogo dove sono nati la fatturazione elettronica, la dichiarazione precompilata, lo scontrino digitale. Questo luogo si chiama Leopolda. Da qui non è passato nessuno che ha firmato un decreto per l’evasione fiscale. Il problema non è il contante, ma le detrazioni fiscali. Nei prossimi giorni apriremo un seminario su questi temi: vogliamo introdurre una patente fiscale a punti. Il cittadino non puo’ vivere nella paura del controllo. I parlamentari di Italia viva presenteranno una serie di proposte sul fisco telematico e sull’innovazione».
CURDE – Poi un piccolo spazio, ma con la mano sul cuore, alla politica estera: soprattutto a chi rischia di morire sotto le bombe di Erdogan, a chi ha combattuto l’Isis e non ha ancora un pezzo di terra suo dove poter vivere. «Noi – scandice Renzi -siamo dalle parte delle ragazze curde, perchè sono le nostre figlie, le nostre sorelle, le nostre madri».
ALDO MORO – Crescendo rossiniano per il gran finale. Renzi: «Il nostro simbolo non è un gabbiano, ma la spunta delle cose fatte e da fare. Il Paese certo è carico d’interrogativi, di aspirazioni, siamo a una svolta nella quale noi saremo giudicati in un duro confronto con la vasta attesa della società: e se vogliamo essere presenti, ebbene dobbiamo essere per le cose che nascono anche se hanno contorni incerti, e non per le cose che muoiono, anche se vistose e in apparenza utilissime». E’ con questa citazione di Aldo Moro, di cui ha sempre sentito parlar bene in famiglia e nella cerchia degli amici di suo padre, democristiani morotei, che Matteo Renzi conclude il discorso della decima edizione della Leopolda. «Italia Viva è una cosa che nasce ed è una cosa che porterà l’ Italia nel futuro: grazie a tutti e in bocca al lupo a ciascuno, perché la politica oggi segna un nuovo inizio». C’è anche Agnese Landini, tra le prime fila davanti al palco, ad ascoltare il marito Matteo concludere i lavori della decima Leopolda. Agnese ascolta il discorso accanto ai figli e, in alcuni punti, appare commossa. Quindi standing ovation e partono le note di «Non avere paura» di Tommaso Paradiso, dichiarazione programmatica di un partito, che secondo il suo leader deve avere come minimo obiettivo quello di raggiungere la doppia cifra, «facendo quello che ha fatto Macron che certo non ha avuto il consenso dei socialisti francesi. Intendiamo assorbire larga parte di quel consenso».