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Conte – Di maio: tre punti da chiarire. Ue chiede spiegazioni su manovra. Pd, senza accordo si va alle urne

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ROMA – Questa mattina il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si sono incontrati per fare il punto sulla manovra. Il faccia a faccia, come riporta Ansa, è avvenuto a Palazzo Chigi, mentre il vertice di maggioranza è previsto per le ore 17. Alle 19, invece, andrà in scena il Consiglio dei ministri. Dopo l’affondo del premier Giuseppe Conte, che ha richiamato all’ordine gli alleati, Luigi Di Maio non molla la presa e chiede una verifica su tre punti “imprescindibili”. I giallorossi sono a un passo dallo sbando se nel vertice di maggioranza non si riuscirà a trovare una soluzione.

I tre punti controversi per Di Maio – Sono molti i punti della manovra oggetto di contesa tra le forze politiche che compongono la maggioranza. In particolare, come riporta Repubblica, il M5s di Luigi Di Maio insiste su tre punti: 1) intende mantenere Quota 100, 2) difende il regime forfettario di tassazione per le partite Iva e 3) dice no alla doppia sanzione sui Pos per i commercianti e gli artigiani.

La frattura tra Di Maio e Conte – Da ricomporre, oltre alle distanze tra gli alleati, anche quella tra Di Maio e Conte. Il capo politico M5S ha incassato come un “duro colpo, che ha fatto molto male” le parole del premier. Tra i due ci sarebbe stato un primo momento di chiarimento, ma ancora non sufficienti a ristabilire un feeling ormai perso da tempo.

Commissione Ue – Intanto, secondo quanto riferiscono all’Ansa fonti Ue, la Commissione europea invierà oggi all’Italia una lettera per chiedere informazioni supplementari sulla bozza di legge di Bilancio presentata la scorsa settimana. Richieste simili saranno inviate anche ad altri Paesi, tra cui la Spagna.

La posizione di Renzi – Italia Viva di Matteo Renzi, invece, chiede l’abolizione di quota 100, si oppone alla sugar tax e ritiene inutile l’abbassamento dei tetti per il contante da 3mila a 1000 euro. Dal palco della Leopolda, Renzi delinea l’orizzonte della legislatura – fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2022 – e lancia la sua controproposta basata sulla spending review per ottenere una retromarcia sulle microtasse.

La Maggioranza tentenna – Le posizioni, però, sono ancora lontane: Alfonso Bonafede annuncia che l’intesa di massima sul pacchetto per il carcere agli evasori, con la punibilità che scatterebbe dalla soglia dei 100mila euro. Ma i Dem (con il warning di Nicola Zingaretti, “attenti che gli italiani non sono coglioni”) e pure Leu, fanno filtrare che la sintesi è ancora da trovare.

Il Pd è concentrato a respingere gli attacchi dei renziani dalla Leopolda. Ma la posizione dem resta quella emersa negli ultimi giorni: senza fiducia la scommessa giallorossa può anche fermarsi qui. E l’alternativa, unica, sarebbe il ritorno alle urne.”Se in questo governo qualcuno si illude che può dire che ‘siamo d’accordo’ ma poi fa polemiche , l’interesse ad andare avanti viene meno”, rilancia Zingaretti.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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