La mobilità degli italiani all’estero interessa soprattutto i giovani
ROMA – L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). Il 71,2 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti. Lo registra il Rapporto Migrantes.
Nel dettaglio, il Regno Unito, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto
all’anno precedente). Al secondo posto, con 18.385 connazionali, vi è la Germania (-8,1%). A seguire la Francia (14.016), il Brasile
(11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529).
Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane. Con 22.803 partenze continua il solido primato della Lombardia,
seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2019, attraverso analisi sociologiche e linguistiche, aneddoti e storie fa riferimento al tempo in cui erano gli italiani ad essere discriminati, risvegliando il ricordo di un passato ingiusto – spiega il testo – non per avere una rivalsa sui migranti di oggi che abitano strutturalmente i nostri territori o arrivano sulle nostre coste, ma per ravvivare la responsabilità di essere sempre dalla parte giusta come uomini e donne innanzitutto, nel rispetto di quel diritto alla vita (e, aggiungiamo, a una vita felice) che è intrinsecamente, profondamente, indubbiamente laico Si tratta dunque di scegliere non solo da che parte stare, ma anche che tipo di persone vogliamo essere e in che tipo di società vogliamo vivere noi e far vivere i nostri figli, le nuove generazioni. La Fondazione Migrantes auspica che lo studio possa ‘aiutare al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un Paese diverso da quello in cui è nato.
Si tratta di uno studio che sicuramenre dovrebbe dare lo spunto alla nostra classe politica di impostare politiche che recuperino l’occupazione qualificata dei giovani, soprattutto laureati, non costringendoli ad espatriare per trovare lavori soddisfacenti e ben retribuiti. Ma finora sembra che la polemica si sia fermata solo al livello più basso, dell’accusa di voler sostituire i nostri giovani qualificati con migranti non qualificati, e questo, in realtà, non sarebbe proprio un vantaggio per il nostro Paese.