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Natale 2025
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L’Unione Europea ancora senza governo, Ursula stenta a decollare fra veti incrociati

Von Der Leyen

L’Unione Europea si dibatte in una grave crisi, e soprattutto il tema dell’immigrazione potrebbe portare, secondo alcuni, alla sua dissoluzione. Tanto più che, dopo molti mesi dall’elezione del nuovo Parlamento, la Ue si trova ancora senza il suo esecutivo, la Commissione, che stenta a prendere forma. L’interessante analisi di Marco Bresolin su La Stampa ci aiuta a capire il perché.

Un vuoto di potere che inizia a farsi sentire, ma che soprattutto sembra destinato a durare più del previsto. Probabilmente fino all’inizio dell’anno nuovo l’Europa resterà paralizzata, visto che manca ancora il nuovo esecutivo. Le riforme «dei primi 100 giorni» vengono rinviate di mese in mese e la Brexit aggiunge incertezza all’incertezza. Ursula von der Leyen sarebbe dovuta entrare in carica il l novembre, ma – dopo la bocciatura in Parlamento dei commissari indicati da Francia, Ungheria e Romania – non ha ancora completato la sua squadra. Nell’Europarlamento sembra esserci in corso una guerra tra bande che vede coinvolti i principali gruppi politici e che non assicura una solida maggioranza. Come se non bastasse i rapporti della presidente Von der Leyen con Emmanuel Macron, suo principale sponsor insieme alla Cancelliera Merkel, si sono notevolmente deteriorati, mentre in Germania la stessa Merkel è sempre più in difficoltà.

Si attende di conoscere in particolare quali saranno le mosse del nuovo governo romeno, che deve designare il suo rappresentante. A Bucarest, dopo la sfiducia all’esecutivo socialdemocratico guidato da Viorica Dancila, il presidente Klaus Iohannis ha dato l’incarico al liberale Ludovic Orban per formare un governo. Nel frattempo la premier uscente ha tentato il colpo di coda: ha proposto il nome di un nuovo commissario (l’ex ministro Victor Negrescu) senza consultare il capo dello Stato. Ursula von der Leyen ha correttamente respinto l’offerta.

Domani il parlamento di Bucarest voterà la fiducia a Orban e adesso si aprono due scenari. Il più ottimistico: in caso di via libera, martedì potrebbe arrivare il nome del nuovo commissario romeno. A quel punto il Parlamento Ue avvierebbe già mercoledì e giovedì l’esame degli eventuali conflitti di interessi dei commissari mancanti (oltre al romeno ci sono l’ungherese Oliver Varhelyi e il francese Thierry Breton). Se tutto dovesse andare liscio, ci sarebbero i tempi per consentire il voto di fiducia all’intera Commissione il prossimo 27 novembre.

Ci sono però diverse incognite: Breton è considerato a rischio conflitto d’interessi per il suo ruolo alla guida della multinazionale Atos. Inoltre, in teoria, anche il Regno Unito dovrebbe nominare un commissario, ma Boris Johnson si rifiuta. Il Consiglio sta studiando la soluzione legale per consentire l’eccezione britannica e permettere così a Von der Leyen di insediarsi il 1 dicembre. Ma se domani Bucarest dovesse bocciare il nuovo premier, tutto slitterebbe di nuovo e il rinvio a gennaio sarebbe praticamente inevitabile. Prolungando così la paralisi dell’Europa e la sua crisi, che darebbe maggior fiato ai sovranisti che predicano, anche in Italia, l’uscita graduale dalla Ue.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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