Caduti in servizio. La politica da anni non riesce ad approvare una legge per le vittime del dovere
La vicenda dei tre pompieri morti nell’esplosione della cascina ad Alessandria ma ancor prima quella degli agenti uccisi in questura a Trieste, ha rimesso al centro del dibattito, anche politico, la questione delle morti di pubblici ufficiali durante il servizio. Da tempo in Parlamento si discute di una legge sulle vittime del dovere che, in sostanza, estenda a queste persone e ai loro familiari le tutele previste per le vittime del terrorismo.
«L’estensione dei benefici previsti per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata – si legge nella presentazione della proposta di legge a prima firma di GianMarco Corbetta e sottoscritto da diversi senatori del Movimento cinque stelle – a quanti, ad esempio magistrati, esponenti delle Forze dell’ordine o dei Vigili del fuoco, abbiano riportato invalidità permanenti o siano morti nel corso delle attività di pubblico soccorso o di contrasto alla criminalità rappresenta un atto doveroso da parte dello Stato, proprio in nome delle istanze valoriali supreme riconosciute dal nostro ordinamento, che non può quindi tollerare status normativi diversi in relazione alle differenti modalità nelle quali il sacrificio della vittima si è consumato».
«Un rappresentante delle istituzioni – si evidenzia – se reso gravemente invalido da un atto terroristico, ha diritto al pensionamento immediato con un trattamento di quiescenza esente da imposta sul reddito delle persone fisiche, in modo del tutto diverso dal caso in cui l’evento delittuoso o lesivo, produttivo di analoghe con seguenze psico-fisiche, sia arrecato da un qualsiasi delinquente o da un soggetto legato alla criminalità organizzata. Paradossalmente infatti il giudice o il militare reso invalido per mano criminale non può ottenere l’incremento della retribuzione pensionabile della quota riconosciuta ai colleghi che si sono sacrificati nel contrasto alla criminalità terroristica. Inoltre l’invalido riconosciuto come vittima del dovere e i familiari superstiti, se da un lato ottengono il riconoscimento normativo del diritto al beneficio degli assegni vitalizi, dall’altro devono riscontrare che l’importo corrisposto è inferiore a quello riconosciuto alle vittime del terrorismo, a causa delle interpretazioni restrittive della norma che continuano ad essere applicate».
L’obiettivo del disegno di legge – si spiega – è quello di superare le sperequazioni esistenti tra le diverse categorie di vittime, alcune delle quali destinatarie di provvidenze statali legittime e doverose, ingiustamente negate alle altre.
Ma la discussione del provvedimento langue, non è considerata una priorità dal Governo e in particolare dal pd, mentre una parlamentare di quest’ultimo partito, quello di Zingaretti, ha riproposto un progetto di legge per schedare con un numero sulla divisa i tutori dell’ordine.
Il testo per le vittime del dovere è stato depositato oltre un anno fa in Senato, il 18 ottobre 2018. E ha ricevuto la ‘corsia preferenziale’ della trattazione in sede redigente, ovvero senza che fosse necessario per l’approvazione un passaggio in Aula.
Un’accelerazione l’hanno data gli ultimi tragici avvenimenti. Nella seduta di Commissione dell’8 ottobre 2019 proprio il Movimento cinque stelle, anche in considerazione dei tragici fatti accaduti a Trieste, ha chiesto la calendarizzazione del provvedimento nel dibattito. E al testo ne sono stati abbinati altri due, entrambi della Lega che riguardano uno gli ufficiali giudiziari, i curatori fallimentari e i consulenti tecnici d’ufficio e l’altro l’Istituzione della Giornata nazionale della legalità e in ricordo delle vittime del dovere individuata il 23 maggio, data in cui ricorre, tra l’altro, la strage di Capaci.
Speriamo che il sacrificio dei tre vigili del fuoco nella cascina di Quargnento valga almeno a richiamare l’attenzione delle forze politiche del governo delle quattro sinistre sulle sacrosante esigenze di protezione, tutela e ristoro dei danni subiti in servizio da chi si sacrifica per la nostra sicurezza. Finora sembra che la massima attenzione sia stata riservata piuttosto a nullafacenti neghittosi, destinatari del reddito di cittadinanza. Che è andato anche a delinquenti, spacciatori e ex terroristi condannati per gravi reati.