Arcelor Mittal: maggioranza spaccata sullo scudo fiscale, venerdì il ricorso al tribunale dei commissari
ROMA – La soluzione della crisi dell’ex Ilva passa per ArcelorMittal, che è il piano “a, b, c e d”. O almeno, questa rimane la posizione ufficiale del governo, anche se l’azienda, per ora, non mostra alcun segnale di apertura e, anzi, continua a preparare l’addio a Taranto. Ma gli estremi per il recesso, è la convinzione profonda del governo, non ci sono.
Il colosso franco-indiano, ribadisce in una apposita conferenza stampa il ministro Stefano Patuanelli, deve mantenere gli impegni presi e va richiamato al tavolo. Anche passando per il tribunale, se necessario, dove è atteso entro venerdì il ricorso d’urgenza dei commissari. Mentre la prima udienza per la citazione dell’azienda è stata rinviata a maggio.
La situazione, a Taranto, peggiora di ora in ora: in città si registra la prima cinquantina di operai dell’indotto rimasti senza paga. E otto consigli di fabbrica, riuniti a Genova, invocano uno sciopero europeo per la crisi della siderurgia.
Ma nella maggioranza resta altissima la tensione: gli emendamenti presentati da Italia Viva al decreto fiscale per reintrodurre lo scudo vengono giudicati inammissibili dalla presidente della commissione Finanze, la 5S Carla Ruocco. E nel Movimento la questione resta tormentata, tanto che il ministro Stefano Patuanelli, dopo al riunione fiume con i senatori è costretto a presentarsi anche dai deputati per spuntare almeno quella che lui stesso definisce “una disponibilità a discuterne” se, nel corso della trattativa, dovesse riemergere la necessità dello scudo.