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Bankitalia: economia toscana debole, in un clima di diffusa incertezza

La Banca d’Italia

FIRENZE – In un contesto di diffusa incertezza, nella prima parte del 2019 l’attivita’ economica in Toscana e’ rimasta debole, con dinamiche differenziate tra i principali settori.
E’ quanto emerge dai dati dell’Aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia, secondo cui nei primi nove mesi dell’anno l’industria ha segnato un lieve incremento del fatturato; una dinamica piu’ vivace ha caratterizzato le imprese di maggiori dimensioni e quelle inserite nei circuiti internazionali. Pur in una fase di rallentamento del commercio mondiale, le esportazioni toscane hanno infatti mostrato un consistente sviluppo, sospinte da commesse pluriennali nella meccanica e nei mezzi di trasporto e dalle vendite all’estero dei settori della moda. Cio’ ha favorito
l’accumulazione di capitale, con un’ampia attuazione degli investimenti programmati, previsti in aumento all’inizio
dell’anno. Nell’edilizia gli indicatori disponibili segnalano un moderato recupero dell’attivita’; e’ proseguito l’aumento delle compravendite nel comparto residenziale. L’attivita’ nel terziario si e’ indebolita nella prima parte dell’anno, con fatturato pressoche’ stazionario e investimenti previsti in calo.

Dopo diversi anni di sostenuta espansione, la crescita delle presenze turistiche si e’ interrotta; il commercio e’ stato
condizionato dal rallentamento dei consumi. Nel complesso, la redditivita’ e la liquidita’ del settore produttivo si sono mantenute su livelli elevati, frenando la domanda di credito delle imprese. Nel primo semestre l’occupazione e’ rimasta sostanzialmente stabile, dopo la crescita degli anni precedenti.
L’incremento di occupati nell’industria e nella componente autonoma e’ stato compensato dal calo negli altri settori e nei rapporti di impiego alle dipendenze. Nel comparto privato e’ cresciuta la quota dei contratti a tempo indeterminato.

Nella prima parte dell’anno il credito all’economia regionale e’ risultato pressoche’ stazionario. Alla prosecuzione della crescita dei finanziamenti alle famiglie si e’ contrapposto il calo dei prestiti alle imprese, diffuso tra i principali comparti ed esteso per la prima volta anche alle unita’ produttive di maggiori dimensioni. Le politiche di offerta sono rimaste distese per le famiglie, mentre i criteri di accesso al credito sono risultati ancora prudenti per le imprese.

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