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Economia: il 38% del Pil italiano è generato nei piccoli comuni con meno di 20.000 abitanti

MESTRE – Le fabbriche, gli uffici, i negozi e le botteghe presenti nei piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti producono il 38% del Pil generato da tutto il comparto economico privato presente nel Paese (industria e servizi); un’incidenza superiore a quella ascrivibile alle attività situate nelle grandi città (35% del Pil), ovvero quelle con più di 100 mila abitanti. E’ questo il principale risultato emerso da una elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia per conto di Asmel, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che rappresenta oltre 2.800 Comuni in tutt’Italia.

Dei 750 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da tutte le aziende private presenti nel Paese (pari a poco meno della metà del Pil nazionale), 286,6 miliardi sono generati nelle piccole Amministrazioni comunali e 261,2 miliardi nelle grandi. Nei medi Comuni (quelli tra i 20 e i 100 mila abitanti), il valore aggiunto ammonta a 202,2 miliardi (il 27 per cento del totale del Pil in capo al settore industriale).

Disaggregando il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni con meno di 20 mila abitanti. In questi piccoli enti locali risultano insediate il 54 per cento delle unità operanti nel settore dell’industria (pari a 533.410 imprese) il 56% degli addetti (poco più di 2.944.200 lavoratori) e addirittura il 52% del valore aggiunto (163,9 miliardi di euro).

Se non si considera la Valle d’Aosta, il Molise e la Basilicata, che sono le uniche regioni italiane che non hanno Amministrazioni comunali con più di 100 mila abitanti, è il Triveneto l’area geografica del Paese dove nei piccoli Comuni si concentra il più alto numero di imprese, di addetti e anche di valore aggiunto. Nei Comuni con meno di 20 mila abitanti, il Trentino Alto Adige guida la graduatoria con una incidenza pari al 64% del totale delle unità locali dell’industria e dei servizi presenti nella regione. Seguono il Friuli Venezia Giulia con il 62 per cento, la Calabria con il 61% e il Veneto con il 56%. Per quanto concerne gli addetti, invece, sempre nelle piccole amministrazioni locali con meno di 20 mila abitanti svettano il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, entrambi con una incidenza del 63%. Seguono il Veneto con il 57%, e la Calabria con il 55%. In merito al valore aggiunto, infine, è ancora una volta il Friuli Venezia Giulia a registrare l’incidenza più alta nei territori caratterizzati dalla presenza dei piccoli Comuni (64%). Tallonano la regione più nordestina del Paese il Trentino Alto Adige (58%), il Veneto (57%) e l’Abruzzo (51%).

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