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Firenze: al Maggio Musicale arriva Àdàm Fischer con un programma di musica sacra mozartiana

Il direttore d’orchestra ungherese4 Ádám Fischer (foto Marco Brescia & Rudy Amisano)

FIRENZE – È il maestro Ádám Fischer, direttore musicale generale dell’orchestra austro-ungarica Haydn, a sostituire Zubin Mehta (che ha annullato l’appuntamento un mese e mezzo fa per restare a curarsi oltreoceano) sul podio nel concerto in programma martedì 3 dicembre al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Oltre alla Grande Messa in do minore per soli, coro e orchestra, K. 427 – prevista fin dall’inizio – è stato aggiunto al programma l’Ave Verum Corpus, in re maggiore, K 618 di Wolfgang Amadeus Mozart. I quattro solisti che saranno impegnati, insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, sono: Lenneke Ruiten, Genia Kühmeier, Julian Prégardien, Martin Summer.

Tra i capolavori di musica sacra di ogni tempo, la Messa in do minore per soli coro e orchestra KV 427 fu composta da Mozart dopo il suo trasferimento a Vienna. Dal 1781 Mozart è ormai libero dai vincoli che lo legavano al burbero arcivescovo di Colloredo – alle cui aspettative musicali doveva necessariamente rispondere fin tanto che lavorava al suo servizio – e può decidere in autonomia cosa e come comporre. La Messa in do minore infatti non è un’opera commissionata ma è frutto di un voto fatto dal giovane salisburghese affinché il fidanzamento con Constanze Weber avesse esito favorevole e si concludesse con le agognate nozze. Un’opera nata per decisione propria dunque, a cui Mozart lavorò tra il 1782 e il 1783, fino a quando altre composizioni più urgenti e retribuite lo distolsero dal portarla a termine. Delle sezioni che la compongono, solo Kyrie, Gloria, Sanctus e Benedictus furono ultimate, il Credo rimase incompiuto mentre l’Agnus Dei è totalmente mancante. La Messa fu comunque eseguita a Salisburgo il 26 ottobre del 1783 (vi cantava tra i solisti anche Constanze) con l’aggiunta di brani estrapolati da altre composizioni a rimpolpare le parti mancanti. Di struttura monumentale e complessa, la Messa in do minore rappresenta un esempio perfetto di polifonia barocca. La magistrale scrittura contrappuntistica sfoggiata da Mozart trova i suoi modelli di riferimento nei maestri del passato Bach ed Händel, conosciuti e studiati nella ricca biblioteca del barone van Swieten, mentre le sezioni di canto fiorito – gli assolo del soprano nel Kyrie e nel Laudamus te il duetto del Domine Deus – rimandano alla tradizione vocale italiana che Mozart aveva perfettamente assimilato e fatto propria.

Il breve mottetto per coro, archi e organo Ave Verum Corpus KV 618 spicca tra i brani più conosciuti e amati della produzione sacra mozartiana. Nell’estate del 1791 Mozart aveva raggiunto la moglie in villeggiatura a Baden e per sdebitarsi con l’amico Anton Stoll, direttore del coro locale, realizzò questa pagina che venne eseguita durante le celebrazioni della festa del Corpus Domini. Nell’Ave Verum Mozart adotta una scrittura omofonica per meglio sottolineare il significato del testo, realizzando pur nella brevità – solo quarantasei battute – e con pochi mezzi strumentali – l’organico è ridotto ai soli archi e organo, vista la destinazione per la chiesa di paese – un gioiello di sobrietà e immediatezza espressiva.

Martedì 3 dicembre 2019, ore 20
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (Piazzale Vittorio Gui,1)

Biglietti da 5 a 80 euro; quelli da 20 a 80 sono acquistabili dirrettamente sul sito del Maggio senza diritti di prevendita

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