Mes, i rischi (anche di una patrimoniale) per gli italiani, nonostante le assicurazioni del Governo
I peana che si sprecano ad esaltazione di Gualtieri, che nel negoziato Mes avrebbe salvato l’Italia, vengono bruscamente smentiti da esperti non allineati e non inclini ad accettare supinamente le fole declamate ai quattro venti da governo e istituzioni europee (si vedano le ultime dichiarazioni di Mario Centeno, portoghese, ovviamente socialista e presidente dell’Eurogruppo).
Auletta spiega lucidamente che per concedere eventuali aiuti agli Stati in difficoltà (come successe a suo tempo per i greci opressi e affamati da Merkel e combriccola) «ci sono due sistemi di intervento:
– il primo tipo di aiuto ha carattere precauzionale, e può essere chiesto dagli Stati sulla base di una semplice Lettera di Intenti. Sono ammessi solo quelli che rientrano nei parametri del Fiscal Compact sul deficit strutturale e sulla riduzione del debito eccedente il 60% del PIL, e che non presentano rischi macroeconomici sulla base dei criteri definiti dalla Unione europea. Ottengono la linea di credito a pronta cassa, perché sono già ritenuti affidabili. Si impegnano, con la richiesta, a rispettare la sostenibilità del debito ed a restituire il prestito ottenuto;
– il secondo tipo di aiuto ha carattere rafforzato, e può essere concesso ai Paesi che non rispettano uno o più parametri stabiliti per la ammissibilità alla concessione degli aiuti precauzionali. La concessione è sottoposta però a previa verifica della sostenibilità complessiva del debito, visto che oltre a quello già esistente bisogna aggiungere anche la restituzione del nuovo prestito che viene richiesto al MES. In questo caso, l’aiuto è soggetto ad una serie di severe condizioni: lo Stato richiedente deve firmare un MoU, un Accordo vincolante come quello che fu imposto dalla Troika alla Grecia. In pratica, è una resa incondizionata, con la perdita di qualsiasi autorità in materia fiscale, di spesa, e finanziaria.
Poiché l’Italia non rispetta i requisiti per accedere agli aiuti precauzionali, sarà costretta a subire l’esame di sostenibilità del debito. Può darsi che si decida che non è sostenibile, ed allora partono i rimedi: una patrimoniale notturna, con il congelamento delle disponibilità sui conti correnti, sui conti di deposito, sui conti di gestione dei titoli. Ipoteche legali sulle case, e così via. E’ una misura cautelativa, in vista del prelievo di almeno 500 miliardi di euro, che va fatta per evitare che si facciano trasferimenti di fondi all’estero o che si trasformino i depositi in assegni circolari. Questo prelievo patrimoniale sui cittadini italiani servirà a ridurre il debito in circolazione: con l’incasso prelevato, si chiamano all’asta le singole emissioni, e si comincia a rimborsare.
C’è molto di peggio: anche i detentori di titoli del debito pubblico potrebbero essere chiamati a contribuire, come è successo in Grecia. In pratica, i titoli in circolazione vengono sostituiti da altri, che hanno un valore inferiore: un taglio, detto “haircut”, che può andare dal 10% in su. Questa è la perdita sull’investimento che deriva dalla ristrutturazione.
Visto lo shock fortissimo, sociale, politico ed economico, la speculazione comincerebbe a vendere titoli, soprattutto dall’estero, facendone crollare il valore. Come è accaduto in Grecia, i Fondi Avvoltoio comprerebbero i titoli anche al 40% del valore facciale. Per la paura, si svende: nessuno sa come andrà a finire. E così saranno gli speculatori a guadagnare: incasseranno la differenza tra il prezzo a cui hanno comprato i titoli sul mercato in un momento di panico e l’incasso che otterranno al momento del rimborso, seppure parziale, a seguito della ristrutturazione del debito.
Comunque la si giri, la riforma del MES è pericolosissima per l’Italia. Non abbiamo la possibilità di avere gli aiuti precauzionali, e dobbiamo seguire una trafila lunga, complessa e drammatica per ottenere gli aiuti rafforzati, che prevedono la cessione della sovranità economica e finanziaria. Nel frattempo, succede di tutto, a vantaggio degli Avvoltoi: i soldi si fanno comprando da chi è disperato».
Vista la situazione politica, che in Europa vede primeggiare senza molti contrasti socialisti e popolari, considerata la circostanza che anche in Italia politici, mess media ed economisti sono allineati e coperti sulla tesi sostenuta dal Governo, qualcuno che metta sull’avviso il popolo dei risparmiatori sui rischi che corre è benvenuto, anche se si tratta di vox clamans in deserto. Tanto più che il Capo dello Stato sembra voler intervenire (o meglio non intervenire come suo solito) con molta prudenza, temendo reazioni politiche ed economiche. Ma intanto le persone non sono informate compiutamente e, secondo alcuni, le nuove linee tracciate dall’Europa favorirebbero gli speculatori, ma non sarebbe certo una novità.