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Fca-Psa: è fusione. Nasce il quarto costruttore di auto del mondo. John Elkann presidente, Carlos Tavares ceo

Fusione Fca Psa
Carlos Tavares e Mike Manley: accordo raggiunto per far nascere il quarto costruttore di auto al mondo

TORINO – Nasce il quarto gruppo mondiale per la costruzione di automobili: Fca (Fiat in testa) e Psa (Peugeot) hanno raggiunto l’accordo per la fusione. La nuova società sarà, appunto, il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi e il terzo in base al fatturato, con vendite annuali di 8,7 milioni di veicoli e ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro. Il gruppo genererà sinergie annuali che a regime sono stimate in circa 3,7 miliardi di euro, senza chiusure di stabilimenti in conseguenza dell’operazione e con un flusso di cassa netto positivo già nel primo anno. Il nuovo gruppo avrà una solida struttura di governance, con John Elkann alla presidenza e Carlos Tavares ceo. Il cda avrà 11 membri, con una maggioranza di consiglieri indipendenti. Sarà consigliere anche Tavares con mandato iniziale di 5 anni. Al perfezionamento dell’operazione il consiglio di amministrazione della nuova società includerà due membri in rappresentanza dei lavoratori di Fca e del gruppo Psa.

La fusione Fca-Psa avrà un impatto molto forte sulle auto che i consumatori troveranno dal 2020 in poi nelle concessionarie. I due gruppi a livello globale detengono ben 14 marchi commerciali, in Italia ce ne sono otto: cinque per Fca (Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati e Jeep), tre quelli di Psa (Peugeot, Citroen e Opel). Prevedere l’impatto sui listini però non è impossibile. Secondo Gian Luca Pellegrini, direttore del mensile leader di settore Quattroruote si tratta di un’operazione giusta e necessaria per entrambi i gruppi. E’ più necessaria per Fca che Psa, che ha pagato di piu’ sia per garantirsi il controllo del nuovo gruppo, sia per mettere mano negli Stati Uniti e sulla rete di distribuzione di Jeep attraverso cui vendere i prodotti Peugeot. Secondo Pellegrini sarà cruciale la gestione dei brand, le sovrapposizioni ci sono, ma non sono poi così tante. Ad esempio, Fiat in questo momento agisce sul segmento A, dove invece Psa non c’e’. 500 potrebbe diventare un marchio a parte, lasciando spazio alla Panda, e magari tornera’ in auge il progetto
della 120″ spiega ancora il direttore della rivista fondata 64 anni fa da Gianni Mazzocchi, secondo cui il progetto lanciato a Ginevra diventa più fattibile grazie a un posizionamento economicamente abbordabile e allestimenti molto variegati.

In ogni caso, Mike Manley e Carlos Tavares ce l’hanno fatta. Il combination agreement che apre la strada alla fusione tra Psa e Fca è storia. Ora serviranno tra 12 e 15 mesi per finalizzare l’operazione, che dovra’ passare attraverso i via libera delle rispettive assemblee degli azionisti e delle varie autorità di controllo, tra cui l’antitrust europea e statunitense. Proprio oltreoceano si seguirà con attenzione l’evolversi di uno dei punti che nelle more dell’accordo potrà fare la differenza a livello geopolitico: la presenza tra gli azionisti del nuovo gruppo del costruttore cinese Dongfeng. Seppur sia stato raggiunto un armistizio nella guerra dei dazi Washington-Pechino, i grandi fondi pensione che investono da anni in Fca, avevano storto il naso sull’azionista cinese. L’odierna nota fa chiarezza: Dongfeng ridurrà subito la sua quota
in Psa, scendendo dal 12,23% al 9% grazie alla vendita 30,7 milioni di azioni, sui 904 milioni circolanti in totale, allo stesso gruppo francese. Azioni che saranno assorbite e non saranno più immesse in circolazione, con il risultato che Dongfeng scenderà al 4,5% nel nuovo gruppo, e potrà vendere la sua quota subito dopo il perfezionamento della fusione.

E chi potrebbe comprare questa quota? Tra gli azionisti attuali solo la famiglia Peugeot, che anch’essa detiene oggi il 12,23% di Psa tramite la holding Epf (E’tablissements Peugeot Fre’res) a cui è stato concesso di acquistare un altro 5% di Psa, o il 2,5% del nuovo gruppo, anche dopo il closing. Ciò vuol dire che potranno arrivare a superare il 9%. Ben lontani quindi dal 14,2% che invece si ritroverà in tasca la holding della famiglia Agnelli, la Exor. L’asse francese però potrà contare anche sulla presenza di Bpifrance, la banca pubblica d’investimenti dello Stato francese, che detiene un altro 12,23% di Psa, quindi il 6% del nuovo gruppo, e che potrà anch’essa scendere del 2,5% nella nuova società. Equilibri in evoluzione, quindi, che si riflettono nella governance, che per i prossimi 5 anni sara’ quella annunciata dopo
la conferma delle trattative: John Elkann presidente del nuovo gruppo, Carlos Tavares ceo, e poi altri 9 consiglieri. 5 in quota Psa e 4 in quota Fca, che saranno in maggioranza indipendenti. Anche i lavoratori del gruppo saranno rappresentati con due rappresentanti, uno per Fca e uno per Psa. E questa è una novità per il gruppo italiano.



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