Milleproroghe e concessioni autostradali, è battaglia nella maggioranza
ROMA – Battaglia dentro e fuori la maggioranza. Autostrade è un fronte caldo a tutto campo, aperto anche all’interno della stessa maggioranza. La componente renziana non vorrebbe infatti che la norma sulle concessioni passasse così come è stata approvata dal Consiglio dei ministri.
L’ultimo messaggio politico prima degli auguri natalizi, Matteo Renzi lo dedica proprio ad autostrade. «Punire i responsabili del crollo del ponte è doveroso e sacrosanto! – tuona su Twitter il leader di Italia Viva – fare leggi improvvisate che fanno fuggire gli investitori internazionali è invece un autogol: niente è più pericoloso del populismo normativo. Ne riparleremo a gennaio».
Anche Luigi Di Maio va giù duro sulla questione: «La revoca della concessione ai Benetton è la linea del governo, non del M5s. Su questo il governo è compatto – dice Di Maio – e se qualcuno la pensa diversamente aspetto di ascoltare le loro motivazioni, sono curioso. Qui il punto è che non bisogna aver paura di combattere un colosso, lo Stato va protetto e la regola chi sbaglia paga deve valere per tutti».
D’altra parte il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere che sulla questione autostrade il decreto legge Milleproroghe non contiene revoche. E in un’intervista al Messaggero ha affermato di non credere affatto che le norme introdotte nel decreto Milleproroghe creino problemi al sistema delle concessioni autostradali. Anche perché, ha spiegato, «non abbiamo disposto la revoca o la decadenza di nessuna concessione ma semmai introduciamo un regime più uniforme e trasparente» di norme.
Ma è stato tassativo: «Non si potranno più applicare norme di favore come quelle invocate da Atlantia», la quale anche in caso di inadempimento grave «pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi. Non lo permetterò», ha assicurato il premier.
A tirare le fila è stato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che marchia come «non più sostenibile il regime delle concessioni in quanto squilibrato e che assicura ad alcuni concessionari condizioni di assoluto privilegio senza fornire sufficienti garanzie su investimenti e manutenzione. L’obiettivo è «riallineare la disciplina delle concessioni, oggi frammentata in tanti regimi diversi, al codice civile e al codice degli appalti. Ricondurre tutto a un’unica disciplina generale, affidata ad un regolatore indipendente, favorisce la certezza del diritto e rende il mercato aperto alla concorrenza e contendibile. È una linea coerente con l’accordo di programma del governo».