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Festival Sanremo: polemiche per la prevista partecipazione di Rula Jebreal, insorge il centrodestra

ROMA – Rula Jebreal al Festival di Sanremo 2020? L’indiscrezione pubblicata da Dagospia ha innescato in queste ore un’aspra polemica sui social. Un vero e proprio attacco contro la giornalista palestinese naturalizzata italiana ma anche contro il conduttore del festival Amadeus, che stando ai rumors avrebbe deciso di volerla al suo fianco sul palco dell’Ariston. In tanti rispolverano un presunto virgolettato di addio all’Italia attribuito alla giornalista e le dure parole da lei pronunciate dopo l’episodio di cui è stata vittima l’atleta azzurra Daisy Osakue, ferita all’occhio da un uovo lanciato da una macchina. Per gli haters, la sua eventuale presenza sul palco di Sanremo sarebbe un insulto a tutti gli italiani. Per altri, Rula Jebreal è solo antipatica. Ovviamente scendono in campo tutti i sinistri per difenderla, definendola una donna bella, colta, intelligente e palestinese.

Anche il consigliere Rai, Giampaolo Rossi, esprime all’Adnkronos il suo stupore per il possibile coinvolgimento della giornalista nella kermesse canora che quest’anno festeggia la settantesima edizione: «Mi risulta che ci siano stati contatti tra la direzione artistica del Festival di Sanremo e la signora Rula Jebreal. Ne sono piuttosto stupito. Sono note le sue posizioni ideologiche radicali, filoislamiste e dichiaratamente antisraeliane così come le fake news raccontate sulla guerra in Siria, ma ignoravo che Rula Jebreal fosse esperta di musica italiana. E’ sorprendente che possa partecipare ad un Festival che rappresenta la cultura popolare del nostro paese – osserva Rossi – chi fino a pocotempo fa definiva gli italiani razzisti e l’Italia un paese fascista su giornali stranieri come The Gaurdian. Si vede – ironizza il consigliere Rai – che durante il Festival di Sanremo, come di incanto l’Italia non è più un Paese fascista».

«Credo che il Festival di Sanremo debba essere un momento di unione del nostro Paese e non lasciare spazio, quindi, a sentimenti divisivi e a persone che li alimentano. Più in generale – argomenta Rossi – penso sia sbagliato trasformare il Festival in una potenziale tribuna politica con persone che nulla hanno a che vedere con la musica e lo spettacolo. Ci sono altri modi, sicuramente più virtuosi per far parlare l’opinione pubblica del Festival di Sanremo, se questo è l’intento degli organizzatori».

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