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Papa Francesco: accoglienza dei migranti, i maltesi sono un popolo buono, fate come loro

ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA – Per il Pontefice è ormai diventata una fissazione, ogni occasione è buona per ricordare che bisogna accogliere i migranti, anche se negli edifici del Vaticano non si ha notizia di presenze di migranti accolti da Bergoglio. E questa volta trova il modo di denigrare indirettamente il popolo italiano, indicando solo i maltesi come esempio di gente buona, dedita all’accoglienza. Come se in Italia non avessimo imbarcato milioni di migranti a spese nostre e a nostro rischio. Le cronache sono piene di episodi di violenza da parte di quei migranti, coccolati da papa Francesco, ma questo particolare a lui non interessa.

Ecco che Bergoglio, in occasione dell’udienza generale in Aula Paolo VI, invita «ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità». A questo proposito, Bergoglio rende omaggio all’accoglienza del popolo di Malta «i cui abitanti dimostrano una premurosa accoglienza. I maltesi sono accoglienti, sono un popolo buono». Senza citarli evidentemente Papa Francesco indirizza un severo monito, anzi una censura o addirittura un anatema implicito ai popoli europei e italiano, che probabilmente a suo giudizio non farebbero molto per accogliere tutta l’Africa.

Il Papa ha preso spunto da una riflessione sulla catechesi sugli Atti degli Apostoli, e ha incentrato la sua meditazione sul tema: «Non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi. La prova del naufragio: tra la salvezza di Dio e l’ospitalità dei maltesi». E ha affermato, «al naufragio segue l’approdo sull’isola di Malta, i cui abitanti dimostrano una premurosa accoglienza. I maltesi sono accoglienti, da quel tempo, sono un popolo tanto buono».

Il Pontefice poi spiega la morale: «Questa è una legge del Vangelo: quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo. Un cristiano ‘provato’ può farsi di certo più vicino a chi soffre perché sa cosa è la sofferenza e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri». Ma attraverso la catechesi Francesco, come spesso gli accade, lancia un messaggio politico.

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