Migranti: dalle Caritas 1000 posti per l’accoglienza. Piano «Apri» per richiedenti asilo e rifugiati vulnerabili
ROMA – Dal quotidiano cattolico Avvenire traiamo una notizia che non sorprende. Le Caritas diocesane hanno varato un piano, che metterà a disposizione 1.000 posti per la buona accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati più vulnerabili. Caritas italiana presenterà il progetto «Apri», mille posti per sei mesi nelle diocesi (finora 50) che risponderanno alla chiamata. «L’acronimo – spiega Oliviero Forti, responsabile immigrazione dell’organismo pastorale della chiesa italiana- richiama i famosi quattro verbi del Papa riferiti ai migranti (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare, ndr) e il gesto di aprire loro la porta».
Riprende lo schema del progetto rifugiato a casa mia, parte dello stile Caritas degli ultimi anni e che era rivolto soprattutto a chi, attraverso i corridoi umanitari, entrava in sicurezza e legalmente in Italia e veniva seguito per un anno da una comunità che se lo prendeva in carico con famiglie tutor e volontari.
«Non bisogna avere paura di affermare che per fare buona accoglienza occorrono anche figure professionali accanto ai volontari. Ad esempio i mediatori linguistici e culturali. Parliamo anche di italiani. Quindi c’è un serio allarme nelle comunità per l’aumento dell’illegalità. Apri vuole dare alle persone la possibilità di proseguire in sicurezza i percorsi interrotti». Cosa propone in concreto la Caritas? Lo spiega spiega Oliviero Forti: «Grazie a fondi della Cei e a quelle delle diocesi aiuteremo le famiglie tutor che si renderanno disponibili e i volontari a mettere a punto progetti di sei mesi per l’accoglienza e l’integrazione. Ci prenderemo in carico le situazioni dei vulnerabili in tutta Italia, quindi famiglie con bambini e singoli con fragilità. Miriamo, a livello nazionale, a dare qualche chance di integrazione in più a chi è in regola con i permessi». Il progetto utilizzerà fondi della Cei e risorse delle diocesi, non fondi pubblici. «Prevediamo di erogare con i fondi Cei un contributo di dieci euro per ciascun beneficiario mentre le chiese locali copriranno gli altri costi. Per la riuscita del progetto servirà un grande apporto dei volontari per aumentare il livello qualitativo».