Taglio cuneo fiscale: 3 miliardi stanziati dal Consiglio dei ministri. Nessuna decisione per Ilva e Autostrade
ROMA – Arriva il decreto per rendere effettivo, da luglio, il taglio del cuneo fiscale. E si prova ad accelerare il più possibile il decreto per Taranto, mentre un vertice notturno viene convocato per fare il punto sulla trattativa con Mittal sull’ex Ilva. Ecco le mosse del premier Giuseppe Conte, a tre giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. In un Consiglio dei ministri notturno arriva il decreto che dà attuazione alla manovra e dà un segnale ai lavoratori dipendenti allargando il bonus degli 80 euro anche a chi prima non li prendeva.
Circa 2,9 miliardi alleggeriranno le buste paga ai lavoratori dipendenti che guadagnino fino a 40mila euro, con sistema progressivo che darà fino a un massimo di 600 euro, da luglio a dicembre, a chi guadagna fino a 28mila euro. Una misura “sperimentale” per il 2020: per il 2021 sono stanziati 5 miliardi ma si studia una più complessiva riforma dell’Irpef.
Il segnale arriva alla vigilia di una sfida che preoccupa per la tenuta della maggioranza, in un clima di attesa e sospensione: il timore è che una sconfitta di Stefano Bonaccini apra – come dice un dirigente Pd – una “voragine che rischia di allargarsi fino a inghiottire tutto”.
Per provare a tappare le possibili falle, già si studiano le exit strategy su due temi, la prescrizione e la concessione di Autostrade, su cui la prossima settimana si vota alla Camera: su entrambi il dissenso di Iv rischia di spaccare la maggioranza. Rimbalza sulle chat dei parlamentari, in mattinata, la notizia dell’annullamento, da parte del premier Giuseppe Conte, del suo intervento davanti alla platea internazionale di Davos.
Avrebbe dovuto essere lì nel pomeriggio, avrebbe dovuto incontrare anche i vertici di Arcelor Mittal per parlare dell’ex Ilva di Taranto. E invece resta a Roma a lavorare – spiegano da Palazzo Chigi – proprio sul dossier Ilva (in mattinata viene convocata per la sera una riunione sul cantiere Taranto). Sceglie di restare concentrato sui dossier caldi, sulle questioni interne, viene sottolineato. A chi in queste ore, soprattutto dal Movimento 5 stelle, guarda al premier (in tanti, secondo i rumors parlamentari, lo starebbero cercando) la scelta sembra un segnale, alla vigilia di un voto tanto delicato e all’indomani del passo indietro di Luigi Di Maio dalla guida del M5s. C’è chi la ritiene la decisione giusta anche per non esporsi, visti i timori, anche nel governo, per i possibili contraccolpi del voto emiliano.
In Consiglio dei ministri, soprattutto su impulso del Pd, arriva intanto un’accelerazione sul decreto per il taglio del cuneo fiscale, all’esame del Cdm convocato al ritorno del ministro Roberto Gualtieri da Davos. In Cdm arrivano anche le nomine alla guida di Agenzia delle entrate, con il ritorno di Ernesto Maria Ruffini vicino a Pd e Renzi, di Dogane, con Antonio Agostini vicino al M5s e di Demanio, con l’ex assessore M5s Marcello Minenna.
Mentre non è ancora pronto il decreto contenente misure per Taranto, che dovrebbe accompagnare il rilancio dell’ex Ilva se la difficile trattativa con Mittal – con il nodo di circa 3000 esuberi a impensierire il governo – andrà avanti. La prossima settimana è attesa anche una decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade e in commissione alla Camera si voterà il decreto Milleproroghe, con emendamenti di Iv in dissenso dalla maggioranza. Matteo Renzi conferma di essere anche pronto a far votare in Aula, martedì, a favore della legge del forzista Enrico Costa per cancellare la legge Bonafede sulla prescrizione. Iv si fermerà, spiega Renzi, se ci sarà una mediazione.
Ma il ministro Bonafede ribatte con nettezza: “La mia proposta è già legge”. Una sintesi pare assai difficile. Perciò si ipotizzano due possibili exit strategy: la prima è convincere Iv ad astenersi in Aula, la seconda rispedire con un voto il testo in commissione. Se si dovesse votare, potrebbero esserci voti segreti e allora la maggioranza potrebbe dividersi platealmente. Potrebbe essere quello – sussurra più d’uno – il veicolo per aprire la crisi se Bonaccini perderà in Emilia. La vittoria renderebbe invece la navigazione per tutti più tranquilla.