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Catanzaro, giustizia: il giudice dopo 1 anno e mezzo non deposita motivazione, condannati per mafia scarcerati


FOTO FRANCO SILVI/ANSA

CATANZARO – Altra grave disfunzione della giustizia, questa volta per la lentezza dei signori magistrati nel redigere le motivazioni di una sentenza. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, ma il responsabile ovviamente non pagherà e, così, cinque condannati per mafia torneranno liberi, vanificando gli sforzi delle Forze dell’ordine e degli inquirenti. Dopo quasi un anno e mezzo dalla sentenza di primo grado del processo relativo all’inchiesta antimafia ‘Costa pulita’, le motivazioni non sono ancora state depositate, ragion per cui cinque condannati con il rito abbreviato sono stati scarcerati per decorrenza del termine massimo di fase in assenza della celebrazione (e quindi pronuncia) del giudizio di appello.

Si tratta di un processo nato dall’operazione contro i clan di Vibo Valentia condotta nell’aprile del 2016 dalla Dda di Catanzaro e che ha visti coinvolti, oltre all’ex presidente della Provincia di Vibo e all’ex sindaco di Briatico, anche alcuni esponenti della criminalità organizzata calabrese, di cui il Gup Pietro Carè, lo stesso che non ha depositato le motivazioni, ha disposto l’immediata scarcerazione accogliendo l’istanza dei difensori. Eccezionale operazione dei difensori, che approfittano delle manchevolezze del sistema e dei singoli magistrati. Sconfitta della giustizia e delle persone per bene. Il Presidente Mattarella non ha niente da dire? Altro che magistratura migliore al mondo, come affermano le associazioni della categoria.

A lasciare il carcere sono stati Pasquale Prossomariti, condannato per associazione mafiosa ed estorsione (per lui rimane il divieto di dimora nella provincia di Vibo); Leonardo Melluso, ritenuto il capo dell’omonimo clan, e Giancarlo Lo Iacono, condannato a 8 anni (per entrambi è scattato il divieto di dimora). In libertà (per lui, oltre al divieto di dimora, anche l’obbligo di presentarsi ogni giorno alla polizia giudiziaria) anche Carmine Il Grande, ritenuto il vertice dell’omonimo clan di Parghelia. Lascia i domiciliari anche Salvatore Muzzopappa. Il processo col rito abbreviato è stato celebrato per 31 imputati, e il termine massimo di custodia cautelare in carcere per tutti scadrà il 31 gennaio.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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