Tav Italia: il collegamento alta velocità vale 7 punti di Pil, uno studio lo prova
FIRENZE – Le questioni dibattute nel corso di un Convegbo organizzato dalla Cisl a Firenze sul tema dell’Alta velocità sono state puntualizate in un articolo di Giorgio Santilli sul Sole24Ore del 30 gennaio, nel quale si rilancia la questione, dibattuta a livello nazionale.
Si parte dalla considerazione di un’Italia della crescita spaccata in due: da una parte le 12 città (con 20 milioni di abitanti nelle aree metropolitane) collegate ogni giorno da 303 treni Tav, dall’altra le città «senza Tav». Nelle regioni più ricche (con reddito pro capite sopra la media) le città dotate di stazione Alta velocità hanno visto crescere il Pil del 10% nel decennio 2008-2018(è il dato provinciale) contro il 3% delle province che hanno una distanza superiore alle due ore da una stazione. Sette punti di differenza.
Nelle regioni meno ricche le città con stazione Av sono cresciute dell’8% contro lo 0,4% dei capoluoghi distanti più di due ore. Oltre sette punti e mezzo di differenza. La Tav pesa più del reddito pro capite. A conferma di una relazione fra Tav e Pil il dato intermedio delle città che non hanno stazione Tav ma distano un’ora dallo scalo: 8% nelle regioni ricche, 6% in quelle povere.
Alta Velocità in Italia, si sostiene nell’articolo citato, oggi vuol dire più benessere, più lavoro, migliore vivibilità e rispetto dell’ambiente. Ma anche maggiori disparità territoriali. Nel volume Perché Tav presentato dal professor Ennio Cascetta, nei giorni scorsi a Confindustria Bari, e poi al Politecnico di Milano, tanti sono i dati che vanno in questa direzione. Esiste ormai un Paese Si Tav e uno No Tav riferendosi alle aree che non sono state ancora raggiunte dall’Alta Velocità e attendono di esserlo. I 43 milioni di spostamenti Av registrati nel 2017 sono per il 40% nuovi spostamenti. Qui è il dato della crescita. Poi c’è quello ambientale: il 23% del traffico è sottratto all’aereo, il 21% alla strada, il 16% alla ferrovia tradizionale.
Cascetta ha parlato di questo studio sulla Tav anche mercoledì scorso al convegno Cisl di Firenze sulle infrastrutture. Rilanciare le infrastrutture sarà uno dei temi chiave della verifica e del nuovo programma del governo Conte, ma oggi nel confronto tra forze politiche tutt’altro che convergenti il tema di cosa fare – quali priorità inserire in un piano straordinario da realizzare subito – è totalmente scomparso, fra goffi tentativi di accelerazione, stop della politica, tempi abnormi, procedure a ostacoli.
E ha rilanciato la necessità di completare la rete Alta velocità. Il valore delle opere in corso da completare è di 48 miliardi di cui 18 da trovare. Ma servono ancora project review per ridurre i costi su trasversale Liguria-Alpi, Genova-Ventimiglia e Verona-Brennero e progetti di fattibilità per velocizzare la Salerno-Taranto e la Napoli-Palermo. In questo modo il 76% della popolazione vivrà al massimo a un’ora di distanza da una stazione Alta velocità (oggi è il 51%) e il 100% della popolazione a un massimo di due ore.
Intanto a Firenze s’infiamma il dibattito fra politica (Nardella – Rossi) e sindacati da un lato e Comitati No Tav dall’altro, ma non si tiene conto del terzo incomodo, ingombrante, la magistratura, visto che ci sono inchieste in materia che ancora non hanno visto la conclusione. Tanto che l’opera è bloccata da lunghi anni.