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Festival di Sanremo, stasera su RaiUno: Amadeus è (finalmente) pronto. Junior Cally senza maschera

Sanremo, Junior Cally senza la maschera ANSA EPA/ETTORE FERRARI

SANREMO – Manca poco al via del 70° Festival di Sanremo. L’appuntamento è per stasera, 4 febbraio, alle 20,40 su RaiUno. La scenografia di Gaetano Castelli è imponente, con le sue spire che ricordano un’astronave, la voluttuosità delle onde o anche i tentacoli di qualche antico mostro marino. Al centro la scalinata da cui scendono tutti i cantanti, nessuno escluso. E’ l’ultima occasione per qualche piccolo aggiustamento, per verificare che tutto funzioni a dovere. E allora via, uno dietro l’altro in un rito che ha ormai le sue regole e la sua sacralità. Le prove se ne sono andate senza grossi intoppi (in rigoroso – o quasi – ordine alfabetico), con Amadeus che fa una breve apparizione in sala ma non interviene. Falsa partenza solo per Piero Pelù, che deve rifare l’entrata ma poi si vendica scendendo tra le prime file dell’Ariston, e per Riki che è costretto, suo malgrado, a un bis per un problema tecnico. Tra i più attesi alla prova live c’era Junior Cally, al centro delle polemiche delle ultime settimane: in realtà lui spiazza tutti, niente maschera, completo scuro elegante e un inchino al pubblico a fine esibizione, ma a dare la scossa al teatro è la sua canzone (che niente ha a che fare con i versi sessisti e violenti del passato).

Rispetto al primo ascolto, con l’accompagnamento dell’orchestra qualcuno ci guadagna (su tutti Francesco Gabbani, che abbandonati maglioncini colorati e scimmie nude si siede al pianoforte prima di alzarsi e diventa padrone del palco con i suoi strambi passi di danza, poi anche Bugo e Morgan, coppia insolita ma particolarmente a fuoco) e qualcuno ci rimette (delude un po’ l’esibizione di Elettra Lamborghini, molto casta e molto poco twerking queen, sembra quasi a disagio. Ma c’è da immaginare che la prova abbia poco a che fare con l’esibizione che vedremo effettivamente sul palco). Un po’ sottotono Giordana Angi, che si presenta con chiodo di pelle nera, ed Enrico Nigiotti (che si regala un assolo di chitarra elettrica), mentre sono trascinanti la grinta e l’energia di Irene Grandi e di Rita Pavone, alla quale il pubblico in sala tributa l’applauso più caloroso. Il compito di aprire le danze spetta ad Achille Lauro, look anni ’90 e il fido Boss Doms al seguito. Poi un cambio di registro repentino con Alberto Urso e il suo mondo pop-lirico che piacerà sicuramente al pubblico che già premiò Il Volo. Anastasio tinge di rosso tutta la scenografia con la sua rabbia, protagonista del brano. Dai bookmaker è considerato uno dei favoriti alla vittoria. Nella tradizione classica rientrano Diodato, con un pezzo elegante e convincente che può ambire al Premio della Critica; Tosca (che magia, che poesia, che voce); Paolo Jannacci, con tanto di smoking e papillon (e chissà se riuscirà a reggere il confronto con il geniale genitore).

Elodie è un po’ ingessata sui suoi tacchi vertiginosi, ma la sua interpretazione è elegante e sensuale allo stesso tempo. Più sicura di sé Levante, molto fisica, molto teatrale nella sua interpretazione. Strizzano l’occhio alle radio Le Vibrazioni, che sul palco ospitano un interprete del linguaggio dei segni che ‘traduce’ in tempo reale il testo. Marco Masini, seduto al pianoforte, si concentra sull’interpretazione di un pezzo molto suo, mentre Michele Zarrillo si mette in gioco con un brano diverso dal solito e anche impegnativo dal punto di vista vocale: entrambi hanno esperienza, qualità e niente da perdere. Rompe gli argini anche Raphael Gualazzi, cappello a falde larghe, occhiali scuri e ritmi caraibici tutti da ballare, anni luce dalla sua immagine più tradizionale. Alle sue spalle la Mauro Ottolini jazz band, un po’ carnevale di Rio, un po’ strade di New Orleans. A chiudere il quadro, i Pinguini Tattici Nucleari, i bravi ragazzi un po’ sopra le righe, che hanno il compito di divertire. Nel finale il frontman Riccardo Zanotti stacca un piatto dalla batteria e lo suona al centro del palco, in onore al Ringo Starr della loro canzone; Rancore, con un brano potente e un’interpretazione molto convincente.


Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

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