
Dirigenti pubblici: si sblocca il contratto, aumenti mensili fino a 360 euro

Un articolo di Sandra Riccio sulla Stampa ci conferma che, dopo dieci anni di stop alla contrattazione, lo sblocco del rinnovo dei dirigenti pubblici è sempre più vicino. In settimana il Consiglio dei ministri ha dato disco verde all’accordo trovato a ottobre tra i sindacati e l’Aran, l’agenzia che tratta per il governo.
Ora manca solo il via libera della Corte dei Conti, che dovrà esprimersi entro febbraio. Con tutta probabilità, quindi, gli aumenti retributivi scatteranno a primavera, tra marzo e aprile. E visto il ritardo accumulato (il contratto si riferisce al triennio 2016-2018), gli incrementi si tradurranno appunto nel pagamento di un maxi-arretrato.
Il rinnovo del contratto interessa circa 6.700 dirigenti di amministrazione centrali, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come l’Inps. Gli aumenti retributivi medi mensili a regime sono di circa 270 euro, che vanno per le prime fasce (poco meno di 400 persone) dai 426 ai 350 euro e per le seconde dai 209 ai 275 euro. Il rinnovo riguarda anche i medici, con incrementi dai 194 euro ai 221, e i professionisti, con aumenti dai 285 ai 311.
Intanto si stanno per riaprire i negoziati per tracciare le linee della prossima tornata contrattuale in tutto il pubblico impiego. Con l’ultima manovra lo stanziamento a copertura del periodo 2019-2021 è arrivato a 3,4 miliardi ma per i sindacati ancora non è sufficiente. L’obiettivo è quello di aumentare il cespite con la legge di Bilancio per il 2021. Il 19 febbraio è previsto un tavolo al ministero della pubblica amministrazione, con la titolare Fabiana Dadone, per stendere un memorandum d’intesa. Un documento che andrebbe oltre il contratto, mirando a un ritocco del lavoro nelle amministrazioni pubbliche.