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Ok alla prescrizione, Conte sfida Renzi: «Dica cosa vuol fare col suo 3%. Se sfiducia Bonafede ne trarrò le conseguenze»

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Giuseppe Conte

ROMA – Aveva chiesto consiglio al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte, dopo aver saputo che Italia Viva non avrebbe partecipato al consiglio dei ministri che avrebbe approvato la riforma del processo penale. Probabilmente gli è stato consigliato di andare avanti lo stesso. Tirando la corda per vedere se si strappa oppure no. Così ha fatto: il lodo Conte bis nel ddl sulla riforma del processo penale è passato senza i renziani seduti al tavolo. Il Consiglio dei ministri accelera sulla prescrizione dando plastica dimostrazione dello showdown a cui ormai è disposto ad arrivare il premier Conte. «Mi dispiace per Iv. Per una forza politica è sempre una sconfitta decidere deliberatamente di non sedersi a un tavolo», scandisce il capo del governo in una conferenza stampa dove chiama Matteo Renzi a un bivio non più prorogabile, se proseguire o meno nella maggioranza.

«Italia Viva ci dica cosa vuole fare, lo deve chiarire non solo a me ma anche al Paese». Conte siede accanto a Alfonso Bonafede, padre di una riforma delle processo penale che – sottolinea il Guardasigilli – porterà a massimo 4 anni i tempi dei processi per tutti i gradi di giudizio. Ma più che l’accelerazione dei tempi dei processi a Conte preme tracciare una linea di demarcazione da qui ai prossimi giorni. «Se ci sarà una mozione di sfiducia al ministro Bonafede il sottoscritto per assicurare credibilità alla politica ne trarrà tutte le conseguenze», afferma Conte rispondendo a chi gli chiede se, dopo una simile mossa di Iv, salirà al Colle. Del resto, per arrivare a presentare una mozione di sfiducia individuale servono 32 firme a Palazzo Madama: Iv ha diciassette senatori e dovrebbe quindi co-firmare la mozione con una forza di opposizione.

Ma Conte, nelle sue parole, non chiude definitivamente a un rientro di Iv. O almeno dei suoi parlamentari. «Nei loro confronti c’è la massima disponibilità a confrontarci», spiega Conte negando, invece, di voler cercare o di aver trovato un gruppo parlamentare che sostituisca i renziani nella maggioranza. Il problema, più che altro, è Renzi. E’ per lui che Conte riserva tutte le frecce del suo arco. Un trttamento che aveva già riservato a Salvini in agosto, dopo la caduta del suo primo governo. «Se un giocatore si ferma, se inizia a pensare a sé, o addirittura a fare dei falli, noi la partita non la possiamo vincere» e l’approvazione del ddl sulla riforma penale «è segno che quando si lavora con serietà e responsabilità i risultati arrivano». Poi il premier attacca: «Chi può capire meglio di un ex premier, sempre sensibile alla stabilità, che ha lamentato in passato il fuoco amico e la dittatura della minoranza, chi più di lui deve dimostrare oggi questa sensibilità alle sfide che ci attendono?». E non manca una stoccata al peso elettorale di Iv. Peso che Conte colloca più volte, nel corso della sua conferenza stampa, al 3%. Eppure, osserva Conte non senza malizia, «Iv per me ha pari dignità. Se andiamo a guardare le misure che ha fatto passare, queste sono ben superiori a quel 3% e altre forze più consistenti non si sono lamentate».

La palla, nella strategia del premier, passa insomma a Renzi, il quale, «mi accusa di ricatti ma minaccia la crisi, vota con le opposizioni ormai quotidianamente e crea instabilità», rileva Conte tacciando di illogicità la presa di posizione dell’ex premier. E se Renzi evoca il ritorno al voto, Conte risponde per le rime: “Chi mi conosce sa che io non ho nessuna arroganza, ma anche nessuna paura. Io fino all’ultimo giorno darò sempre la garanzia della massima determinazione, concentrazione». Ma a Palazzo Chigi non sembra esserci aria di voto. Ma i numeri del Senato restano ballerini. E sulla prescrizione, l’aiuto alla maggioranza parlamentare di esponenti del centrodestra, al momento non sembra plausibile.


Bennucci

Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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